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sabato 4 novembre 2017

BIBLIOTECA


Ultimamente si è accesa una discussione su un sito web molto popolare ma, in concreto, che ruolo hanno le biblioteche nell’era di internet? Perché usare una biblioteca quando si possono avere quasi tutte le informazioni dal web?
Molto dipende da cosa si cerca. Se si vuole la descrizione sommaria di qualcosa, la si può trovare su Wikipedia, ma se si cerca un libro o un articolo, la maggior parte delle volte queste cose sono “protette” dal diritto di autore e riuscire ad acquisirle richiede una capacità di spesa. C’è poi il solito problema inerente le fake news, che ora è di grande attualità. Soprattutto sono luoghi d’incontri reali, tra le persone più diverse. E questo internet non potrà mai offrirlo.
Prendiamo, ad esempio, la New York Public Library, la più grande biblioteca americana pubblica, non è solo una raccolta di libri con una sala di lettura (spettacolare nel caso specifico) ma un vero e proprio polo culturale di integrazione, democrazia e cultura. L’ingresso è libero, così ogni anno vi arrivano milioni di persone non solo per consultare libri e archivi, ma anche per frequentare i corsi gratuiti di lingue, informatica, storia, filosofia, teatro, cinema. 
 
E in Italia? Il nostro servizio bibliotecario pubblico si avvicina al modello della Grande Mela?
Secondo Rosa Maiello, presidente nazionale dell’Associazione italiana biblioteche (Aib) e direttore della Biblioteca dell’Università di Napoli “Parthenope”: - La New York Public Library è quello che il servizio bibliotecario dovrebbe essere: capace cioè di promuovere l’apprendimento, lo sviluppo del piacere della lettura fin dalle prime fasce d'età, ma anche l’information literacy, cioè corsi che insegnino l’uso delle tecnologie e come muoversi nel mare magnum dell’informazione.
Una proposta: si potrebbe promuovere un progetto per l’alfabetizzazione informatica dei pensionati, magari coinvolgendo i ragazzi delle superiori nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro. Si tratterebbe, in pratica, di un corso tenuto da ragazzi che insegnano agli anziani come usare il pc, la posta elettronica, l’accesso alle utenze domestiche e altri servizi. Un'iniziativa ambivalente: i ragazzi imparerebbero a rapportarsi con le persone adulte e a razionalizzare quello che sanno fare, perché devono spiegarlo.
 
In Italia il servizio è molto eterogeneo e dipende molto dalle politiche dei singoli Comuni e dalle dotazioni finanziarie ad esso destinate. Visto che l'amministrazione locale è libera di fare quello che vuole, non essendoci uno standard comune, nel nostro Paese troviamo biblioteche super attrezzate (con sale dedicate ai più piccoli, corsi, postazioni con wifi per navigare in internet e orari di apertura adeguati alle esigenze dei cittadini) e altre meno dotate di risorse, che restano aperte poche ore al giorno per mancanza di personale e che sono poco più di una sala di lettura.
In effetti, manca una legge sulle biblioteche, una cornice normativa di riferimento in cui si stabiliscono gli standard minimi di servizio, la destinazione d’uso, le finalità. Giace in Parlamento una proposta di legge (Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione della lettura, testo unificato C. 1504 e C. 2267) che ha avuto l’unanime parere favorevole della Commissione Cultura della Camera ed è poi passata in Commissione Bilancio, dove si è fermata. Speriamo che  l’iter prosegua e non decada con la fine della legislatura. Nella proposta si declinano quelli che sono i servizi minimi che la biblioteca pubblica deve poter fornire, si prescrive l’obbligo delle amministrazioni locali di inserirle nei loro bilanci con un apposito capitolo di spesa.
Oggi, nella pianificazione delle attività fondamentali di un ente locale, il servizio bibliotecario viene inserito nella voce “varie ed eventuali”. Il problema è che in questi anni ci sono stati tagli al personale nell’ambito di un più ampio ridimensionamento della Pubblica Amministrazione e la scarsa sensibilità rispetto all’importanza del servizio in relazione a quello che può offrire in termini di welfare, non è andato certo a favore delle biblioteche. In parole povere: visto che queste strutture non sono percepite come necessarie, sono le vittime predestinate dei tagli alla spesa.

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