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sabato 18 marzo 2017

LA BESTIA

Secondo una recente stima, nel mondo esistono circa nove milioni di specie diverse di animali, ogni anno ne vengono identificate di nuove e chissà quante specie di animali devono essere ancora scoperte. Sono migliaia le testimonianze di persone che giurano di aver visto animali non confermati dalla scienza ufficiale, chiamati criptidi, tra questi il più famoso è di certo il Bigfoot, detto anche Sasquatch. Un altro famoso criptide è il mostro di Loch Ness, chiamato anche Nessi, di cui ad oggi esistono solo delle foto vecchie di bassa qualità e di dubbia provenienza, ma potrebbe trattarsi di un’esemplare di plesiosauro o di elasmosauro sopravvissuto, in qualche modo, all’estinzione. Un criptide apparso di recente è il Ningen, una creatura nominata per la prima volta nel 2007 con una serie di post pubblicati sul forum giapponese 2channel a seguito di molteplici avvistamenti avvenuti nella regione Antartica. Nelle descrizioni viene riportato che la creatura ha un volto e in alcuni racconti, si dice che presenti arti come braccia e mani. Queste creature acquatiche sono estremamente grandi, circa 20-30 metri e la pigmentazione è di un bianco pallido. Ad oggi non esiste ancora nessuna conferma dell’esistenza del Ningen, ma come ho già spiegato in altri post, non bisogna mai escludere nulla. Pensate che solo fino a qualche secolo fa si credeva che il Gorilla non esistesse veramente e quando ancora questo animale era solo un mito, in Francia giravano strane storie su un’inquietante creatura: la bestia del Gévaudan.



La Bestia del Gévaudan è una mitica creatura che è stata ritenuta responsabile di almeno cento uccisioni. Questo accadeva in Francia negli anni sessanta del XVIII secolo. La bestia è, tradizionalmente, rappresentata in diversi modi che mostrano una grande varietà di caratteristiche fisiche. Le descrizioni di questo animale variano a tal punto che la maggior parte dei ricercatori cominciò a credere di trovarsi di fronte a due diverse creature: evidentemente, il panico aveva ingigantito il problema. Il colore della pelliccia era particolarmente variabile, a volta era rosso con una larga chiazza grigia, oppure rosso con delle leggere striature ai lati del corpo. Altre volte aveva macchie bianche e nere cosparse su tutto il corpo senza alcuna traccia di rosso. Ad alcuni testimoni ricordava più un orso, per altri aveva in se le caratteristiche di una iena e di un lupo. Di certo aveva un muso lungo, come quello di un lupo, dotato di grandi denti. Le orecchie erano così piccole e rotonde da aderire quasi alla testa, il collo era lungo e grosso e la coda assomigliava a quella di una pantera, ma così forte da poterla usare quasi come una mazza, uccidendo le persone con un solo colpo. Le zampe della bestia sono le più difficili da descrivere, alcuni dissero che gli artigli erano così spessi e pesanti da ricordare degli zoccoli. Dal momento che non sembrano esserci più avvistamenti di questa creatura e non vi sono tracce storiche di animali simili prima del 1760, la definizione di questo essere crea non poche difficoltà ai criptozoologi. La maggior parte degli animali mitici, infatti, hanno comunque una sorta di storia la quale indica che, almeno un tempo, poteva esistere un’intera specie di quelle creature. Certo, sarebbe facile liquidare questa storia asserendo che la Bestia del Gévaudan non era nient’altro che una iena, un orso, o un leone, ma per farlo dovremmo ignorare tutte le testimonianze e le descrizioni. Naturalmente, molte testimonianze sono così fuori dal comune da rasentare il soprannaturale, molti infatti credevano che la bestia fosse immortale dato che venne dichiarato più volte che era stata uccisa, ma puntualmente ricompariva per mietere altre vittime. Se prendiamo per buone almeno le descrizioni che combaciano, si deve riconoscere che la creatura descritta non può essere nessun animale conosciuto: è piuttosto la fusione di una serie di animali quali la iena, il lupo e la pantera.



La vicenda ebbe inizio nell’aprile del 1764, quando una contadina di Langagne affermò di aver visto una bestia enorme e spaventosa che tentò di aggredirla facendo fuggire i cani. Furono i buoi a salvarla, mettendosi fra lei e il predatore e minacciando la bestia con le loro corna affilate. La giovane descrisse l’animale come un enorme lupo, dalla peluria folta e nera, con due grandi canini ai lati della bocca. Nessuno volle crederle ma qualche mese dopo, il 30 giugno, accadde il primo fatto di sangue. Si trovò morta in mezzo a un campo la ragazzina quattordicenne Jeanne Boudet, della parrocchia di Saint-Etienne-de-Lugdarès, sgozzata, orribilmente sfigurata e in parte divorata. Ma è nell’autunno di quello stesso anno che compì una vera e propria strage, infatti oltre 15 persone, per lo più donne e bambini, vennero uccisi. Chiunque si trovava a viaggiare in quella zona, poteva ritrovare arti mozzati, teste decapitate e corpi mezzi divorati. Gli attacchi della creatura erano rivolti principalmente alle donne e ai bambini, sia perché erano facili prede sia perché, di solito, erano loro che portavano al pascolo il bestiame. Le caratteristiche mostruose di questo animale che mano a mano diventavano sempre più varie e i suoi massacri incessanti ne fecero, molto velocemente, una bestia straordinaria, diabolica e invulnerabile, forse dotata di poteri soprannaturali. Cominciò a crescere la leggenda sulla creatura: nelle case non si parlava d’altro e il terrore si sparse velocemente nell’est del Gévaudan. Col moltiplicarsi degli attacchi e dei morti, il governo francese inviò in questa regione uno squadrone di cavalleria. I soldati avvistarono più volte la bestia senza però riuscire mai a ucciderla. Nel 1765 il Re di Francia Luigi XV inviò nel Gévaudan un famoso cacciatore di lupi, il nobile normanno d’Enneval. Questi condusse numerose battute di caccia, dichiarando infine di aver ucciso la creatura ma, qualche mese dopo, gli eccidi ricominciarono. Nel mese di giugno del 1767 si fece avanti Jean Chastel. Questi era un oste dalla nomina di cacciatore impavido. Per qualche motivo sconosciuto lo chiamavano "la maschera". Chastel proclamò che la bestia era un lupo mannaro e che c’era un solo modo per ucciderlo: una pallottola d’argento fabbricata espressamente a tale scopo. Dunque preparò la munizione con le proprie mani e la fece poi benedire da un sacerdote. Così, armato di una pallottola d’argento andò a caccia del mostro. E in effetti lo trovò e lo uccise. Era il 19 giugno 1767. Una bestia enorme, si disse, e non era un lupo. Allora di che si trattava?



Nel 1958 venne alla luce un bizzarro documento depositato all’Archivio Nazionale di Parigi. Il "Rapport Marin". Questo fascicolo, inserito in una raccolta di documenti che riguardavano l’eliminazione di animali pericolosi, porta il numero F 10-476. E fu redatto dal notaio Roch Etienne Marin nel castello di Besques il venti giugno 1767, dunque il giorno dopo l’uccisione della bestia di Gévaudan. Ecco la parte più saliente: "Il signor Marchese ha fatto portare questo animale nel suo castello di Besques, parrocchia di Charraix. Così abbiamo deciso di recarci lì per esaminarlo e, una volta arrivati, il signor Marchese d’Apchier ci ha fatto mostrare l’animale che ci parve essere un lupo. Ma straordinario e molto differente per la sua figura e le sue proporzioni dai lupi che si vedono nel nostro paese. Più di trecento persone giunte dai dintorni per vederlo, ci hanno confermato quanto segue: molti cacciatori e molta gente a noi nota ci hanno fatto notare che questo animale assomiglia a un lupo soltanto nella coda e nella parte posteriore, giacché la sua testa, come si vedrà sulla base delle proporzioni riportate più avanti, è mostruosa! I suoi occhi hanno una membrana singolare che va dalla parte inferiore dell’orbita sino a ricoprire il globo oculare. Il suo collo è ricoperto di un pelo molto spesso di un grigio rossastro attraversato da qualche striscia nera. Sul petto ha una grande macchia bianca a forma di cuore, le sue zampe presentano quattro dita armate di grossi artigli, molto più lunghi di quelli di un lupo normale. Ugualmente le zampe sono molto robuste, soprattutto le anteriori, dal colore di cerbiatto, (…) un colore mai visto addosso agli altri lupi."
Poi vengono elencate, in modo molto dettagliato, le misure della bestia che, secondo il Rapporto Marin, presentava una "lunghezza dalla radice della coda alla parte superiore della testa di 99 cm, una larghezza di spalle di 30 cm e un diametro della coda di 9,5 cm."


Molte testimonianze scritte, ma anche tramandate oralmente, ci danno la certezza che qualcosa ha effettivamente causato una serie di vittime nel Gévaudan (oggi Dipartimento di Lozère) tra il 1764 e il 1767. Non sappiamo chi o cosa ha commesso quelle stragi: un grosso felino forse fuggito da uno zoo o da un circo? Un enorme lupo? Uno strano ibrido? La teoria più accreditata è che la bestia fosse proprio un ibrido. A giudicare dal comportamento, estremamente aggressivo, alcuni esperti zoologi – primo fra tutti il canadese Ronald Lawrence – sospettano che la bestia di Gévaudan fosse un incrocio di lupo e cane. I pastori del Settecento si servivano di grossi cani da guardia che avevano il compito di proteggere le loro greggi dall’attacco dei lupi, ma non di rado i cani si accoppiavano con i lupi stessi. Ne derivavano degli ibridi dalla natura particolarmente aggressiva. Questo perché, portando in sé il patrimonio genetico del cane, tali ibridi non temono di avvicinarsi all’uomo e al contempo, sono aggressivi e forti come lupi.
Ovviamente, non mancano le teorie più fantasiose. Non è escluso infatti che si trattasse di un serial killer che si travestiva da bestia. Tante domande e poche risposte circondano il mito della bestia del Gévaudan.

1 commento:

  1. Sarebbe facile liquidare questa storia asserendo che la Bestia del Gévaudan non era nient’altro che una iena, un orso, o un leone, ma per farlo dovremmo ignorare tutte le testimonianze e le descrizioni.

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