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lunedì 6 febbraio 2017

SCOMPARSO

Correva l’anno 1978, quando il giovanissimo pilota Frederick Valentich affittò un piccolo Cessna volando letteralmente via senza essere mai più rivisto. L’ennesimo incidente aereo? Questa volta, però, c’è qualcosa di diverso. Il caso di Frederick Valentich è tornato più volte alla ribalta nel corso degli anni ed è di certo l’episodio più misterioso che riguarda l’aviazione australiana, non perché un uomo sia semplicemente scomparso, ma perché le trasmissioni radiofoniche finali fecero intendere che il pilota avesse avvistato un UFO. Da allora molti, tra cui lo stesso padre di Frederick, credono che il pilota sia stato vittima di un rapimento alieno e che possa essere ancora vivo da qualche parte. Il Dipartimento dei Trasporti australiano, nella sua relazione finale a seguito delle indagini sull’incidente, ha liquidato il tutto scrivendo solamente una riga: “La ragione della scomparsa del velivolo non è stata determinata.” Uno scarno epitaffio sulla tragedia al riguardo di un uomo e di una famiglia.


Frederick aveva solo 20 anni il giorno della sua scomparsa. Membro del Training Corps Air, un programma di giovani cadetti volontari promosso dalla Royal Australian Air Force, aveva ottenuto la licenza di pilota privato da poco meno di un anno e possedeva una discreta esperienza di volo. Viveva con i suoi genitori e da tutti era conosciuto come un ragazzo felice e soddisfatto della carriera intrapresa. Il 21 ottobre del 1978 si presentò presso l’aeroporto di Moorabbin a Melbourne per affittare un aereo e volare fino a King Island, distante circa 560 chilometri, un volo che lo avrebbero tenuto occupato per oltre tre ore. Il giovane partì con il suo Cessna 182L, ignaro che quello sarebbe stato il suo ultimo volo.
Decollò poco dopo le sei di sera per intraprendere il suo primo e unico volo notturno sul mare. Le condizioni meteorologiche erano buone. King Island è a circa metà strada tra l’isola principale della Tasmania e l’Australia. Per volare fin lì da Melbourne, in genere, per ragioni di sicurezza i piloti, seguendo la costa, vanno da Melbourne a Cape Otway, che è il punto più vicino a King Island dalla terraferma, poiché questo percorso sorvola in gran parte la terra e permette di affrontare solo un tratto di 85 chilometri di mare.


Il volo si svolgeva in modo tranquillo e circa venti minuti dopo il tramonto Frederick si allontanò dalla costa ad un’altitudine di 4.500 piedi iniziando così ad affrontare il tratto di mare. In quel momento, fece la sua prima chiamata alla torre dell’aeroporto di Melbourne. La registrazione della conversazione radiofonica, per qualche motivo non è stata mai resa pubblica. Tuttavia, esistono diverse trascrizioni, non so quanto accurate. Quella che sto per proporvi rispecchia le trascrizioni che si trovano in giro. Con F) è indicata la richiesta di Frederick, mentre con T) si riferisce della risposta data dalla Torre di Melbourne:
F) - Qui è Delta Siera Juliet. Rilevate traffico sotto i 5.000 piedi?
T) - No, non rileviamo nulla.
F) - Sembra che ci sia un grosso velivolo sotto i 5.000 piedi.
T) - Che tipo di velivolo è?
F) - Non sono sicuro. Vedo quattro bagliori, mi sembrano luci, delle lui di atterraggio… Il velivolo è appena passato sopra di me ad almeno 1.000 piedi. C’è qualche aereo militare nelle vicinanze?
T) - No, nessun velivolo è stato rilevato nelle vicinanze.
F) - Sembra che stia giocando. Sta volando sopra di me… Non è un aereo. È…
T) - Puo descrivere il velivolo?
F) - Non appena mi è passato sopra, ho visto una forma allungata… Non posso dire di più… È stato velocissimo… È davanti di me proprio ora, Melbourne.
T) - E quanto sarebbe largo questo oggetto?
F) - Sembra stazionario. Sto mantenendo la rotta e quella cosa è sempre sopra di me. Ora ha una luce verde e sembra essere di metallo. È molto lucente. È appena sparito… Quello strano velivolo sta ancora stazionando sopra di me. Sta stazionando e non è un aereo.


“NON È UN AEREO”. Queste sono state le sue ultime parole, registrate alle 19:12 e 28 secondi. Allora cos’era? Valentich era un pilota: non avrebbe avuto alcuna difficoltà a identificare un qualsiasi altro aeromobile! Successivamente Melbourne diramò un’allerta che si tramutò in situazione di emergenza circa venti minuti più tardi.
Alcuni strani particolari aggiungono mistero a questa vicenda. Il primo è che Frederick ha mentito sul motivo del suo viaggio a King Island, infatti disse in aeroporto che doveva prendere dei passeggeri, ma non vi era nessuno da prelevare. Disse alla fidanzata e alla sua famiglia che stava andando a raccogliere gamberi, ma su King Island questi crostacei sono assenti. Disse, inoltre, che sarebbe tornato per le 7:30 di sera, un orario che era chiaramente impossibile. Insomma, niente di quello che raccontò era vero. Inoltre, Frederick, che sarebbe arrivato ben dopo il tramonto, sapeva anche che la pista di atterraggio, a King Island, non era sotto un controllo diretto. Per questo motivo avrebbe dovuto chiamare in anticipo per avere le luci accese sulla pista, ma dai registri risultò che questa chiamata non fu mai stata fatta.


A fronte di tutte queste stranezze molti hanno avanzato l’ipotesi che Frederick abbia mentito a tutti per commettere un gesto estremo, per togliersi la vita nel modo che lui considerava il migliore: mentre era in volo (posso capirlo). Ma, sia i familiari, sia chi lo conosceva bene, si sentirono di smentire categoricamente l’ipotesi del suicidio, poiché Frederick era particolarmente entusiasta del suo percorso di vita e non c’era nulla in lui che potesse far pensare ad un atto estremo. In particolare il padre, Guido Valentich, continuò a sostenere l’ipotesi del rapimento alieno e a credere che suo figlio fosse ancora vivo, da qualche parte. L’ipotesi oggi più accreditata è che Frederick sia stato vittima di disorientamento spaziale, non a caso contattò la stazione radio proprio non appena iniziò a volare sul mare aperto. Purtroppo il disorientamento spaziale è il preludio di una condanna a morte. C’è un ammonimento tra i piloti che insegna che il tempo medio tra il restare disorientati e la morte è di soli 178 secondi, forse proprio gli stessi secondi che sono costati la vita a Frederick Valentich.


A questo punto c’è da chiedersi come mai Frederick abbia chiamato la torre di controllo per segnalare l’avvistamento di un oggetto non identificato. Forse era in preda ad allucinazioni? Ipotesi questa suggerita dai soliti scettici, gli stessi che sottolineano di come solamente un anno prima dell’incidente fosse uscito il film “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. C’è una scena del film, infatti, che mostra la conversazione tra il pilota di un aereo e la torre di controllo in cui si parla dell’avvistamento di oggetti non identificati, conversazione che, forse, avrebbe potuto condizionare il giovane pilota. Tutte ipotesi, ma la realtà su cosa sia successo quella sera nei cieli sopra le acque australiane rimane un mistero. Tuttavia, ad avvalorare l’ipotesi UFO c’è una foto scatta da Roy Manifold. L’uomo aveva installato una fotocamera per i timelapse col fine di catturare il tramonto al largo della costa, ma quando sviluppò le foto non vide solo degli splendidi raggi arancioni che al tramonto baciano il mare, ma qualcosa di strano nel cielo, un oggetto inspiegabile. È singolare che questi scatti sono furono eseguiti solamente venti minuti prima dell’ultima trasmissione di Frederick. Gli esperti che analizzarono le foto conclusero che l’oggetto ripreso doveva volare ad una velocità di almeno 320 km/h.




Cinque anni dopo la scomparsa, parte di un cofano di un Cessna 182L venne trovato sulle rive di Flinder Island in Tasmania, su questo cofano erano presenti dei numeri che corrispondevano alle prime cifre del numero di serie dell’aeroplano. Ovviamente non poteva essere una coincidenza, quello, con tutta probabilità, era proprio un pezzo della carcassa di quell’aereo, emerso dalle profondità marine e trasportato a riva dalla corrente. Quello fu l’unico pezzo ritrovato, l’aereo e soprattutto il corpo sono ancora da qualche parte, su questo pianeta… O forse no.

1 commento:

  1. “NON È UN AEREO”. Queste sono state le sue ultime parole. Allora cos’era? Valentich era un pilota: non avrebbe avuto alcuna difficoltà a identificare un qualsiasi altro aeromobile!

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