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sabato 23 luglio 2016

SCRITTORI SI DIVENTA




Molti mi chiedono: come si diventa scrittori?



Bella domanda! Che però contiene già in sé la risposta: scrittori non si nasce, si diventa. Non credo ci sia un consiglio valido per tutti, ognuno trova la sua via per l’affermazione. Quello che posso dirvi è che si tratta di una professione in cui non si finisce mai d’imparare. Non si impara a camminare senza mai cadere e non si impara a scrivere senza un po’ di umiltà. Imparate dai vostri errori: non abbattetevi mai, se inciampate, rialzatevi e riprendete a scrivere, magari meglio di prima. Le critiche sono spiacevoli, a volte feroci: imparate a servirvene a vostro vantaggio. Ben vengano se mettono a nudo delle mancanze. Qualsiasi opera, anche la migliore, contiene, oltre ai punti di forza, dei punti deboli che solo persone professionali e preparate riusciranno ad evidenziare.



Per quanto mi riguarda, la mia passione per la scrittura risale all’adolescenza. Le prime righe risalgono al 1969: il romanzo però rimase incompleto (c’era l’inizio, la fine e qualche scena notevole, mancava il collante). Per lunghi anni il libro rimase nel classico cassetto mentre io m’impegnavo in attività che con la letteratura non avevano niente a che fare. Ad un certo punto, però, compresi che era arrivato il momento di pensare meno al lavoro per realizzare, invece, qualcosa di più aderente alle inclinazioni tenute in panchina per tanto tempo, forse troppo. Scrivere è anche un modo per scaricare una memoria arrivata alla massima capienza. Venne quindi l’idea di scrivere una biografia, ma non ci riuscivo. Incontrai una persona che si disse felice di potermi aiutare e… Sto ancora aspettando. Così, ripensai al mio vecchio progetto. Come tutti gli esordienti, ad un certo punto, mi ritrovai con questo libro tra le mani senza sapere cosa fare. Cercai informazioni, le cercai in un ambiente che ben conoscevo, quello dei piloti e scoprii che il fratello di un certo Braucci aveva pubblicato un libro con discreto successo. Quindi, parlai con Braucci e, successivamente, fui in grado di contattare il fratello. Scrivi di fantascienza? – Mi chiese – la vedo un po’ dura. Tuttavia, il più grande autore di fantascienza, al secolo, è un Italiano: prova a chiedere a lui, se lo rintracci e se poi ti risponde.



Non fu per niente facile rintracciare il grande Valerio Evangelisti, ma devo dire che mi andò bene: Valerio mi rispose!
 Seguendo il suo consiglio, iniziai a partecipare ai concorsi letterari. Devo dire subito che al tempo non erano delle "lotterie", come succede oggi (tutti pagano: uno vince), i concorsi erano gratuiti, con premi molto modesti (di solito, la pubblicazione del brano in un’antologia) e giurie disincantate. Tanto per fare un paio di esempi, spesso, vinceva il concittadino, se si trattava di concorsi indetti da un Comune o da una proloco oppure si trattava dello scrittore che aveva vinto l’anno precedente e che era ancora legato da accordi editoriali alla piccola casa editrice che aveva indetto il concorso. Insomma, ieri come oggi, poca trasparenza! Il consiglio che posso darvi è: siate selettivi. Partecipate unicamente ai concorsi che sono pertinenti col vostro genere letterario. Se, come me, scrivete di fantascienza, il massimo sarebbe poter partecipare ad un concorso indetto da Urania. Peccato che Urania non ne faccia più.



In ogni caso, arriva il momento in cui deciderete di contattare gli editori.
 La pubblicazione, del primo libro soprattutto, è in Italia impresa ardua. Troppe volte sentirete il solito ritornello: "Non possiamo pubblicare il suo libro perché lei non è conosciuto; perché noi non rischiamo i nostri soldi su autori sconosciuti, ma su libri scritti da personaggi della televisione, da scrittori italiani già affermati, da grandi scrittori stranieri, collaudati da vendite miliardarie in America, ecc.". Emergere e far conoscere il proprio nome e la propria scrittura è difficile. Sovente, vi verrà proposto un contratto di edizione, cioè un contratto dove voi vi impegnerete a pagare, in tutto o in parte, le spese di pubblicazione. Devo ammettere che non ho mai voluto sborsare un soldo per pubblicare i miei scritti. Non che sia disdicevole farlo, per carità, ma io avevo le idee chiare: cercavo un editore che credesse in me. Il consiglio che posso darvi è: calma. Valutate attentamente la proposta, cercate, innanzitutto, di capire se l’editore ha letto il vostro libro. Conosce la trama? Parla dei personaggi? Loda alcuni passaggi notevoli? È un buon segno! Se, invece, si concentra sulle difficoltà della sua (piccola) casa editrice: valutate con calma ciò che vi viene offerto. Non voglio denigrare l’intera categoria, non sarebbe giusto: esistono editori, magari piccoli ma onesti che, nel limite delle loro possibilità, sono disposti a fare un buon lavoro. Tutto sta nel trovare l’editore giusto: sembra facile, ma non lo è. Col tempo e con l’esperienza riuscirete a capire chi è interessato al vostro libro e chi, per lo più, al vostro portafoglio: in tal caso, siate gentili, ringraziate e andatevene. Spenderete meglio i vostri soldi autopubblicando.



I problemi, poi, non finiranno certo con la pubblicazione; escono tanti libri, troppi, e in libreria lo spazio disponibile è riservato a quelli che i librai sperano di vendere, cioè a quelli proposti da grandi case editrici. Sono per lo più libri "pompati" dai mass media o scritti da personaggi famosi che s’improvvisano scrittori. Certo, sarebbe meglio se vivessimo in un paese dove la gente, oltre che scrivere forsennatamente, leggesse, ma purtroppo non è così.

venerdì 22 luglio 2016

L'ULTIMA DIMORA DELLA MADONNA



Così descrive la casa e gli ultimi anni di Maria, A. K. Emmerick. La santa ebbe numerosi visioni al riguardo della vita di Gesù e della Madonna. Perché dovremmo crederle? Poiché, a quanto pare, la casa e i luoghi qui descritti sono stati ritrovati. Se ne è parlato nell’ultima puntata (20 luglio 2016) di Mistero Adventure.




… Dopo l’ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo al Cielo, Maria Santissima visse circa tre anni a Sion, tre in Betania e nove ad Efeso. In questo luogo fu condotta da Giovanni quando si scatenò la persecuzione degli Ebrei contro Lazzaro che fu gettato in mare con la sorella. Quando la Madonna ricevette l’avvertimento interiore di lasciare il paese, Giovanni la condusse ad Efeso insieme ad altre persone. Maria non abitò proprio in città bensì a tre ore e mezzo di cammino. Con Lei si stabilirono pure altre pie donne. Per coloro che giungevano da Gerusalemme, la casa di Maria si mostrava sulla collina, a sinistra della via principale. Dalla parte di mezzogiorno si vedevano magnifici viali alberati ed il terreno ricoperto da una gran quantità di frutti giallognoli. Stretti sentieri conducevano alla cima della montagna, coperta di erba campestre. La sommità presentava una pianura ondulata e fertile di mezza lega di circonferenza: in questo luogo si erano stabilite la Santa Vergine e la colonia cristiana. Nonostante il luogo fosse solitario e selvaggio, non era di aspetto triste: vi si scorgevano in mezzo a piccoli spazi sabbiosi numerose grotte scavate nella roccia, come molte fertili e piacevoli colline disseminate di alberi da frutta dal tronco liscio e ricchi di bellissimo fogliame, che diffondevano intorno vastissime ombre. Prima di condurvi Maria Santissima, Giovanni aveva fatto costruire un’abitazione per Lei… Solamente la casa di Maria era di pietra. Pochi passi dietro la casa, il monte si alzava ripido fino alla vetta, dalla quale si godeva una prospettiva estesissima sul mare, su Efeso e sulle sue numerose isole. In questa zona isolata non passava quasi mai nessuno. Nelle vicinanze della colonia cristiana vidi un castello dove abitava un re detronizzato. Giovanni lo converti alla nuova fede. Tempo dopo questo castello divenne sede di un vescovo. Tra Efeso e la dimora di Maria Santissima scorreva un fiumiciattolo grazioso. La casa della Madonna era quadrata, solo la parte posteriore era di forma rotonda. Le finestre erano molto sollevate dal suolo; il tetto era piano. L’abitazione era divisa dal focolare, che era stato costruito al centro della casa. A destra e a sinistra del focolare si accedeva nella parte posteriore che, separata da una tenda, era adibita ad oratorio. Il centro della muraglia, dal focolare al tetto, aveva un incavatura simile quasi ai nostri condotti per il fumo, e serviva infatti a guidare il fumo ad un’apertura superiore. Una tortuosa canna di rame si alzava al di sopra della casa. Le pareti del locale in cui si trovava il focolare erano annerite dal fumo. Lateralmente vi erano delle stanzette formate pure da pareti di giunchi legati insieme. Quando queste pareti mobili venivano tolte si formava un’unica e vasta sala. In quelle piccole stanze dormivano l’ancella di Maria e le donne che talvolta venivano a visitarla. La parte posteriore della dimora, di forma circolare o angolare, era graziosamente addobbata. Le pareti erano ricoperte di vimini intrecciati che terminavano superiormente in forma di volta. Questo laterale della casa era scarsamente illuminato… La piccola casa della Santissima Vergine era situata vicino ad un bosco, circondata da alberi; la quiete ed il silenzio avevano l’assoluto dominio in quel luogo. L’ancella, più giovane della Santa Vergine, andava nei dintorni a procurarsi talvolta un poco di cibo. Conducevano una vita assolutamente tranquilla e ritirata. Negli ultimi tempi in cui dimorò in questo luogo, la Madonna divenne sempre più silenziosa e raccolta, pareva quasi dimenticasse di prendere il nutrimento necessario. Solo il suo corpo sembrava appartenere ancora a questo mondo poiché lo spirito pareva già passato a più felice dimora. Tutto in lei faceva trasparire la continua preoccupazione del suo spirito…

mercoledì 20 luglio 2016

LE PIETRE DI ICA



Le pietre di Ica sono rocce vulcaniche originarie delle Ande, di colore nero a causa dell’alto contenuto in carbonio, risalenti all’era Mesozoica. Sono arrotondate, con un diametro che va, approssimativamente, dai 10 cm ad oltre un metro. In epoche remotissime, furono incise sulla loro superficie innumerevoli e dettagliatissime scene che illustrano la vita quotidiana di un popolo antichissimo. Ma non si tratta di uomini primitivi, poiché questi uomini vengono raffigurati mentre scrutano gli astri con telescopi, mentre usano mezzi meccanici, compiono operazioni chirurgiche avanzatissime o cacciano dinosauri.
 Nel 1960 il Rio Ica inondò il deserto riportando alla luce alcune di queste pietre che, raccolte dai fratelli Carlos e Pablo Sordi, furono analizzate presso l’istituto di Mineralogia del Politecnico del Perù. I risultati delle analisi datarono le incisioni ad almeno 12.000 anni fa, ma i disegni incisi sulle pietre mostrano piante, animali e carte geografiche risalenti ad un minimo di 65 milioni di anni fa.
 Successivamente, l’archeologo A. Pezzia trovò pietre identiche in numerose tombe preincaiche, nelle quali erano poste, probabilmente, perché considerate da questi come oggetti sacri da usare in cerimonie magiche o religiose. Anche altri archeologi, come Max Uhle, trovarono in tombe preincaiche delle pietre di Ica con incise figure di dinosauri.
 A queste pietre cominciò ad interessarsi, dal 1966, il professore Javier Darquea Cabrera, che ha poi dedicato tutta la sua vita a raccogliere e studiare più di 11.000 reperti, allestendo un museo privato. Cabrera portò ad analizzare le pietre di Ica presso la Compagnia di Ingegneria Mineraria Mauricio Hochshild e anche qui, i risultati di queste analisi affermarono che le incisioni sulle pietre risalivano, come minimo, a 12.000 anni fa.



I disegni sulle pietre raffigurano uomini dall’aspetto insolito: piccoli di statura, dalla testa grande, con quattro dita, gambe corte, braccia lunghe, e dall’abbigliamento, tutto sommato, primitivo. Maneggiano una gran quantità di utensili, tra cui coltelli, cannocchiali, ferri chirurgici e altre apparecchiature piuttosto enigmatiche.
 Gli animali rappresentati sono per lo più dinosauri vissuti dai 65 ai 100 milioni di anni fa e se ne trovano una grande varietà, tutti chiaramente riconoscibili.
 Le scene incise sulle pietre riguardano un infinità di situazioni, a volte incredibili, tra cui la caccia ai dinosauri, l’osservazione delle stelle coi telescopi, uomini che usano strane macchine volanti. Significativo è il trapianto di cuore e molti altri interventi chirurgici avanzati in cui il paziente, a quanto pare, sopravviveva. Vi sono, inoltre, delle rappresentazioni di carte geografiche che sembrano rappresentare la terra all’epoca dei dinosauri e vi sono anche rappresentati sistemi stellari sconosciuti, forse perché visibili solo in epoche remotissime. Sono anche riportate incisioni che, tra l’altro, illustrano i cicli vitali dei più disparati tipi di dinosauri, uccelli, animali terrestri e acquatici estinti da decine di milioni di anni. Spiccano, tra le altre, delle scene che mostrano quello che sembra una specie di diluvio universale con la relativa arca.
 I motivi e lo stile delle incisioni non sono paragonabili a quelli delle pitture murarie e delle innumerevoli ceramiche ritrovate in zona (comprese quelle preincaiche), il che fa supporre che risalgano a popolazioni sconosciute vissute in quelle zone in epoche remotissime, di cui conosciamo, almeno per ora, solo queste pietre.
Le incisioni sono realizzate in maniera impeccabile e soprattutto sono di una chiarezza e di una ricchezza di aprticolari incredibile. Viste nel loro complesso, sembrano rappresentare una sorta di enciclopedia realizzata con immagini, incisa su pietre. Sembrano, a mio parere, una forma di comunicazione alternativa alla scrittura. A riprova di ciò, si contano ufficialmente più di 11.000 pietre finemente lavorate e si continua a ritrovarne altre.



Qualcuno, forse confondendo queste antiche pietre con manufatti moderni fatti ad uso e consumo dei turisti, coglie l’occasione per affermare che si tratta di un falso. Se è pur vero che la popolazione locale ha colto in pieno l’occasione di racimolare qualche soldo vendendo dei souvenir ai turisti, ricordiamo che queste pietre sono, per la maggior parte, degli oggetti pesanti, a volte anche molto pesanti. Ora, è impensabile che qualche turista possa avere la voglia o l’intenzione di portarsi a casa un souvenir dal peso di mezza tonnellata, così come è impensabile che qualche artigiano locale possa darsi tanto da fare! C’è quindi un gran numero di pietre che, vuoi per le dimensioni, vuoi per il peso, non troverebbe posto in nessuna valigia e questo, al di là di altri fattori, propende per la loro autenticità.



 Non vi stupisca il fatto che i disegni sulle pietre di Ica mostrano l’uomo inserito in una flora e una fauna di 85-65 milioni di anni fa: esistono altri reperti archeologici atti a testimoniare l’esistenza di una civiltà umana avanzata a partire da almeno 140 milioni di anni fa. 
 
  • Nel giugno 1968, William J. Meister trovò ad Antilope Spring, Utah (USA) un’antica impronta umana fossile. Si tratta di impronte di scarpe. Non c’è alcun dubbio: le impronte mostrano distintamente la forma di due scarpe, con tanto di tacco. Uno dei due reperti mostra, inconfutabilmente, che sotto uno di questi tacchi è rimasto schiacciato un trilobite! Questi piccoli invertebrati marini popolarono la terra dai 600 ai 280 milioni di anni fa. 
 
  • Nell’agosto dello stesso anno Mr. Dean Bitter, scoprì altre due impronte fossili di scarpe o sandali, ad Antilope Spring.  Nessun trilobite era presente in questa impronta, ma un piccolo trilobite fu scoperto vicino alla stessa roccia.  
 
 
Chi camminava tra i dinosauri 450 milioni di anni fa? E pensare che, secondo la scienza ufficiale, la prima comparsa dell'uomo (Homo sapiens  sapiens) risale a circa 100.000 anni fa, nell'Africa meridionale…

 

sabato 16 luglio 2016

LE PIRAMIDI DI VISOKO



La valle bosniaca delle Piramidi è un complesso di 4 antiche piramidi situato nel fertile bacino del fiume Visoko, a circa 40 chilometri a nordovest di Sarajevo, Bosnia-Erzegovina.

 Il sito fu scoperto, nel 2005 dal dottor Sam Osmanagich (Foreign Member della Russian Academy of Natural Sciences e Anthropology Professor presso l’American University in Bosnia-Herzegovina), che in quello stesso anno iniziò una serie di scavi.
 I ricercatori hanno individuato quattro strutture monumentali: la Piramide del Sole, la Piramide della Luna, la Piramide del Drago e la Piramide dell’Amore.
 L’intero sito è stato associato ad un più ampio Tempio della Madre Terra, parte di un complesso di tunnel sotterranei che copre circa 6 chilometri quadrati.
 La datazione di 29 mila anni è stata ottenuta dall’esame al radiocarbonio di un pezzo di materiale organico recuperato nello strato di argilla adiacente alla Piramide del Sole.
 Nonostante la lunga campagna di scavi, tra i ricercatori ci sono ancora pareri discordi sulla vera natura delle formazioni bosniache. Molti credono ancora che si tratti di formazioni naturali. Ma nuovi studi condotti sui materiali potrebbero confermare definitivamente l’origine artificiale delle Piramidi di Visoko.
 
 
 
Secondo quanto riporta Deborah West sul New Era Times, uno studio comparato condotto da cinque istituti separati confermerebbe in maniera pressoché definitiva l’origine artificiale delle controverse Piramidi Bosniache, mettendo a tacere i dubbi e le voci scettiche che in questi anni si sono rincorse incessantemente. Secondo le analisi condotte da alcuni team indipendenti, il materiale di costruzione della Piramide del Sole contiene calcestruzzo di alta qualità. Tra gli istituti coinvolti nelle analisi troviamo anche il Politecnico di Torino con il suo laboratorio di analisi chimica e di rifrattometria, dove sono stati eseguiti una serie di test su alcune delle pietre arenarie e dei blocchi di conglomerato prelevati direttamente dalla piramide bosniaca, dimostrando che i campioni risultano composti da un materiale inerte molto simile a quello che si trovava nell’antico calcestruzzo utilizzato dai romani. Secondo le analisi del professor Joseph Davidovits, un celebre scienziato francese membro dell’Associazione Internazionale degli egittologi, il conglomerato risulta essere un cemento composto da calcio e potassio e che, nonostante sia difficile stabilirne con precisione una datazione, non c’è dubbio che si tratti di materiale molto antico, forse più antico della tecnica utilizzata dagli egizi di 3.500 anni fa.
 Questo e altri studi, sfatano la convinzione che le antiche piramidi, anche quelle egizie, siano state tutte costruite con blocchi di calcare intagliati poiché, grazie alla conoscenza del conglomerato, era possibile produrre quei blocchi in loco.
 
 
 
Va detto che il motivo per cui il termine "piramidi" va preso con le molle dipende dal fatto che, in realtà, non ci troviamo di fronte a costruzioni monumentali paragonabili a quelle dell’antico Egitto o a quelle Maya, quanto piuttosto a strutture naturali, nella fattispecie alcune colline, rimodellate da un’azione artificiale. Tra i fautori di questa di teoria "manipolativa", troviamo Riccardo Brett, ricercatore formatosi alla Ca’ Foscari, ultimo supervisore degli scavi a Visoko per conto della "Bosnian Pyramid of the Sun Foundation" (la Fondazione che presiede al controllo dell’intera area archeologica delle Piramidi Bosniache).
 In pratica, le teorie di Riccardo Brett si possono riassumere nei seguenti punti: 
  • le "Piramidi Bosniache" esistono realmente, anche se dovremmo più propriamente chiamarle "Colline" Bosniache rimodellate artificialmente;
  • sono realizzazioni databili perlomeno al neolitico, forse anche più antiche (questo in base agli ultimi rinvenimenti archeologici);
  • successivamente sono state "vissute" ed utilizzate dall’uomo in diversi altri contesti storici (quasi sicuramente in epoca romana e nel periodo medievale), ogni volta con scopi probabilmente differenti;
  • all’interno dei "Tunnel di Ravne" sono stati anche scoperti dei muretti a secco che fanno propendere per l’autenticità ed antichità dell’intera struttura;
  • almeno una parte di queste strutture era libera da detriti ed esplorabile ancora nel XVIII secolo; in particolare, per quel che riguarda i "Tunnel di Ravne", ne è la prova il reperto costituito da un’antica lampada ad olio del XVIII secolo, ritrovato all’interno dei tunnel stessi e, di conseguenza, corrisponde a falsità l’affermazione che sia la Fondazione di Osmanagich, attraverso l’opera degli scavatori volontari, a "realizzare" oggigiorno i tunnel, spacciandoli poi furbescamente per strutture antiche;
  • alcuni campioni di materiale prelevato dagli scavi sono stati analizzati da un noto esperto internazionale che afferma trattarsi di geopolimero cementizio artificiale;



Naturalmente, da quando è stato scoperto, nel 2005, il complesso bosniaco delle cosiddette "piramidi" è stato oggetto di interesse scientifico da parte di numerosi ricercatori che si sono avvicendati nel corso degli anni. Tutti i resoconti pubblicati rendono impossibile ignorare l’importanza di questa scoperta che, se risultasse veritiera, ci costringerebbe a riscrivere la storia dell’umanità.
 Tra le cause di maggiore interesse da parte degli studiosi ci sono alcuni enigmatici fenomeni energetici. Il team di scienziati che da anni conduce una serie di studi interdisciplinari è particolarmente interessato allo studio dell’energia elettromagnetica che sembra emergere dal sito archeologico in Bosnia. Scopo dello studio è capire chi, in un passato tanto remoto, fosse a conoscenza di tecnologie così avanzate.
Ecco alcune caratteristiche rilevate grazie alle misurazioni eseguite dei ricercatori:
  • la datazione al radio carbonio mostra che ci troviamo di fronte ad una struttura antica di almeno venticinquemila anni; 
  • l’esplorazione del labirinto sotterraneo ha rivelato un blocco di ceramiche di 8 tonnellate; 
  • gli strumenti hanno rivelato un raggio energetico, di natura elettromagnetica, con un raggio di 4,5 metri e una frequenza di 28 kHz che parte dalla cima della Piramide del Sole; 
  • sempre dalla cima della Piramide, sembra esserci un fascio di ultrasuoni con un raggio di 10 metri e una frequenza di 28-33 kHz. 
 
 
Gli studi condotti dall’equipe interdisciplinare mostrano che le piramidi bosniache sono molto più antiche e molto più grandi di quelle già conosciute. Se, come qualcuno ipotizza, le piramidi sono delle grosse centrali capaci di produrre energia, la comprensione della tecnologia che è alla base del loro funzionamento potrebbe liberare l’umanità della dipendenza dai combustibili fossili e inaugurare una nuova era di prosperità e armonia con la natura. Non ultimo, pare che alcuni test confermino degli effetti benefici, dal punto di vista medico, sulla salute umana; prospettando che la decifrazione della tecnologia delle piramidi bosniache potrebbe avere ricadute benefiche anche sulla cura delle malattie dell’uomo.

martedì 12 luglio 2016

SUCCESSE A CAPODRISE







Michele Improta, nato nel 1973, di Capodrise, in provincia di Caserta, dichiarò che esattamente il 13/05/1976, mentre si trovava sulla spiaggia di Mondragone con le suore, vide una signora bellissima, vestita di bianco, con sfumature celesti, bassina, brunetta e con gli occhi azzurri. Con la mano destra, la Signora, gli fece cenno di avvicinarsi, poi con voce melodiosa gli disse: - Michele, figlio mio, Gesù Bambino vuole servirsi di te, vuole che tu gli somigli e lo serva per tutta la vita. Io ti sarò sempre vicina e non ti abbandonerò mai. -
Improta, in seguito, ammise che, dal quel momento, la Signora gli fu sempre vicina e raggiunta l'età di sette anni gli rivelò: - Io sono la Madonna del Rosario, la Vergine che appare ai veggenti di Medjugorie. Michele voglio servirmi di te per farmi conoscere e onorare quale sono, la Madonna del Rosario. -
Successivamente, gli apparve anche Gesù, vestito di bianco e circondato da un’alone di luce accecante, che gli disse: - Tu verrai con me al Calvario, soffrirai le mie stesse sofferenze per aiutarmi a salvare le anime.-
La Madonna, intanto, gli diede queste istruzioni: - Desidero che tu venga qui (nel cortile di casa sua, n.d.r.) ogni 13 del mese, alle ore 16:00. -
Da quel giorno Improta, puntualmente, ebbe le apparizioni della Madonna.



Tutto questo è tratto da un libro, peraltro venduto dalla stessa famiglia di Improta, scritto da tale Myriam Jesse e dato alle stampe nel gennaio 1992.
Infatti, già dal 1990, migliaia di fedeli si recavano nel cortile di Improta, dove il tredici di ogni mese si verificava l'apparizione della Madonna. Durante le apparizioni, lui appariva in stato di totale estasi. Spesso cadeva in ginocchio, mantenendo fisso lo sguardo in alto, di fronte a lui.
Seguiva una processione alla quale partecipavano centinaia di pellegrini.
I messaggi che Improta riceveva dalla Madonna seguivano la classica struttura mariana. Alla domanda: - In nome di Dio chi siete? - Risponeva: - Sono la Madre del dolce Gesù - oppure - La Regina del SS. Rosario.
Quello che convinse tantissimi a credere in Michele Improta furono dei fenomeni straordinari. Vi furono statue di Gesù che iniziarono a sudare o a versare lacrime di sangue; ostie che, misteriosamente, apparivano in gran quantità nelle mani del veggente durante le estasi; si sentivano, all’improvviso, dei profumi delicati; si ebbero guarigioni spontanee e tutta una serie di fenomeni luminosi in cielo, non ultimo, il classico sole che danzava nell’aria. Al veggente comparvero persino le stimmate.
Centinaia di persone, appartenenti a diversi ceti sociali. assistettero a questi fenomeni straordinari: li attestarono verbalmente e per iscritto. Molti di questi fenomeni furono fotografati e persino ripresi con telecamere.



Arriviamo al 1992, le apparizioni della Madonna continuano a manifestarsi, il veggente va in estasi e l'intera città assiste al Miracolo del Sole. Già in lontananza, si potevano vedere una o più sfere luminose pulsare e volteggiare sotto le nuvole. Sul posto, invece, si vedeva questa sfera luminosa pulsare sopra la verticale dell’area di osservazione: dando così l’impressione che fosse, effettivamente, il Sole a pulsare e a muoversi.
I miracoli del sole erano annunciati dalla Madonna e molte persone poterono riprenderli con le telecamere. Nei filmati si nota chiaramente il fenomeno. A volte si vede, distinta, una sfera bianca, luminosa e pulsante che volteggia in un cielo coperto dalle nuvole, che nascondono il sole, quello vero.
Comunque tale fenomeno era alquanto suggestivo e induceva a venerare il veggente.
In quello stesso anno, apparve alla trasmissione televisiva "I fatti vostri" la maestra di Improta e alcuni suoi parenti, che annunziavano la morte prossima del veggente. Infatti, dissero, che la Madonna aveva rivelato al Veggente con le stimmate, che presto sarebbe morto ma che nel luogo delle apparizioni sarebbe sgorgata una fonte di acqua miracolosa. C’è, a questo punto, il sospetto che i fenomeni, come spesso succede in questi casi, s’erano ormai esauriti (solo a Medjugorie continuano imperterrite le apparizioni) ma la famiglia Improta, vistasi alle strette, decise di non rinunciare all’ultima fonte (è proprio il caso di dirlo) di guadagno.



Qualche settimana dopo, sul settimanale Gente, apparvero gli incredibili risvolti di tutta la faccenda.
Una commissione d’inchiesta aveva indagato a fondo, analizzando lo stesso veggente. Le stimmate risultarono false. Si scrisse, tra l’altro, che il veggente, succube della sua famiglia, era da questa sfruttato in modo indegno. Insomma, sembrò che l’intera faccenda fosse stata messa su per guadagnare vendendo souvenir di vario tipo e soprattutto per vendere poi l’acqua miracolosa che la famiglia del veggente avrebbe fatto sgorgare dal giardino. Fu la fine: nessuno diede più credito alla vicenda e su tutti prevalse un acceso senso di rabbia poiché si sentirono raggirati.
Tuttavia, per quanto riguarda i miracoli del Sole, nessuna spiegazione fu possibile: in nessun modo qualcuno avrebbe potuto falsificare una cosa del genere. In sostanza, si può affermare che almeno il miracolo del sole fosse autentico. Ma proprio l'analisi di questo fenomeno mostra una verità nascosta. Il famoso sole che roteava e danzava nel corso dell'apparizione mariana, a Capodrise, ha molto in comune col classico UFO di forma sferica avvolto da una luce pulsante. La visione laterale, a distanza, dello strano fenomeno mostrava chiaramente la presenza di un oggetto sferico, dai contorni netti, appena al di sotto delle nuvole. Ricordiamo che l’evento poteva essere visto anche dai paesi limitrofi, dove la prospettiva laterale svelava l’arcano.

sabato 9 luglio 2016

I PROTOCOLLI DI SION




I protocolli dei Savi anziani di Sion è un documento falso che attesterebbe l'esistenza di un terribile complotto mondiale ordito dagli ebrei. Paradossalmente, invece, si tratta di un complotto ai danni degli ebrei. È uno dei falsi più tragici della storia, un documento a cui Hitler, in buona o in cattiva fede, credeva ciecamente. Gli attuali seguaci del nazismo e certi movimenti estremisti, continuano a diffondere questa teoria, secondo la quale ebrei e massoni vorrebbero conquistare il mondo o sarebbero implicati negli eventi più tragici della storia. Si tratta di una tesi complottistica che va avanti da 200 anni, senza che nessuno sia mai riuscito a dimostrarne l’esistenza. Tutte le accuse, spesso deliranti, hanno sempre origine in ambienti antisemiti, spesso di stampo nazista o estremista.
 Non a caso, la teoria del complotto giudaico-massonico è riconosciuta come una delle basi dell'ideologia nazista.

 

La storia di questo documento, viene riportata citando ciò che scrisse Fromkin D. in "Una pace senza pace - La caduta dell’Impero Ottomano e la creazione del moderno Medio Oriente", Rizzoli Editore.

“Nel 1920 fu pubblicata a Londra la prima edizione di un sensazionale libro bianco che sosteneva di poter finalmente chiarire la vera natura del complotto internazionale di cui tanti sospettavano l’esistenza. Intitolato ‘Il pericolo ebraico’, esso era una traduzione in lingua inglese dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Una traduzione in francese fu pubblicata a Parigi nello stesso periodo. I Protocolli sarebbero stati i verbali di una riunione, avvenuta alla fine del secolo precedente, dei vertici internazionali dell’ebraismo e della massoneria; nel corso di tale riunione sarebbe stato deciso il rovesciamento generalizzato del capitalismo e del cristianesimo, e la creazione di uno stato mondiale controllato da una élite ebraico-massonica.
 I Protocolli avevano fatto la loro prima apparizione in Russia, nel 1908 su un quotidiano e nel 1905 sotto forma di libro; la loro scoperta era stata attribuita a tale Sergei Nilus, ufficiale delle forze armate zariste. L’attenzione loro prestata fu modesta fino alla rivoluzione del 1917, ma crebbe sensibilmente dopo di allora, sia perché molti leader bolscevichi erano ebrei, sia perché molti videro delle analogie fra l’ideologia comunista e quella espressa nei Protocolli. Così nel 1920 non furono in pochi, a Londra e a Parigi, a prendere sul serio la tesi espressa nel Pericolo ebraico, e l’autenticità del documento su cui era basata. Oltretutto, essa poteva spiegare - oltre a tante altre cose - le misteriose rivolte anti-inglesi che avevano preso a divampare un po’ dovunque in Oriente.
 Solo nell’estate del 1921 - un anno dopo la loro pubblicazione a Londra e a Parigi - Philip Graves, corrispondente da Costantinopoli del "Times", poté dimostrare che i Protocolli erano un falso, preparato dalla polizia segreta zarista. La scoperta fu resa possibile dal fatto che quest’ultima, invece di inventare il documento di sana pianta, era ricorsa al più comodo sistema del plagio. Tutto ciò Graves lo apprese da un rifugiato politico russo bianco di nome Michail Raslovlev (il cui nome fu rivelato soltanto nel 1978). Raslovlev - che si decise a vendere l’informazione a causa di un ‘disperato bisogno di denaro’ - mostrò a Graves che intere sezioni dei Protocolli erano parafrasi di una satira su Napoleone III, scritta da un avvocato francese e pubblicata a Ginevra (1864) e Bruxelles (1865). Si trattava di un’opera ignota ai più, della quale restavano ormai pochissimi esemplari. Raslovlev mostrò a Graves una copia che aveva avuto da un ex ufficiale della polizia segreta zarista; un’altra copia fu reperita nel British Museum dai redattori del "Times". Secondo Raslòvlev si doveva proprio alla scarsissima notorietà dell’originale se, in tanti anni, il plagio non era mai stato scoperto. In seguito si scoprì che gli autori dei Protocolli avevano plagiato anche altre opere, compreso un racconto fantastico pubblicato più o meno nello stesso periodo della satira su Napoleone III”.
 


Incredibilmente, questo falso documento continua a fare danni, come evidenziato in un articolo di Massimo Introvigne (il Giornale, 16 marzo 2004), qui di seguito citato:
 
Non si arresta la saga dei Protocolli dei Savi di Sion, il più noto falso antisemita del XX secolo esposto due mesi fa nella nuova grande Biblioteca di Alessandria d’Egitto. Dopo avere presentato ai visitatori di una mostra sui testi sacri ebraici un’edizione dei Protocolli come fonte di informazioni autentiche e importanti sull’ebraismo, la direzione della Biblioteca ha ceduto alle critiche della stampa di diversi paesi (Italia compresa), e ha tolto dall’esposizione il volume contestato. Ora l’associazione dei Fratelli Musulmani, la maggiore organizzazione fondamentalista mondiale che ha la sua sede centrale in Egitto, chiede le dimissioni del direttore della Biblioteca, accusato di servilismo nei confronti dell’Occidente e di Israele. Cinquecento intellettuali lo difendono in un appello, dove non manca peraltro l’immancabile riferimento ai «legittimi diritti arabi».
I Protocolli sono il presunto «documento» di un piano ebraico di controllo del mondo, compilato secondo le ipotesi più recenti e attendibili in Russia tra il 1902 e il 1903 da ambienti antisemiti russi, da cui passa alla polizia zarista, che sembra non ne sia stata però il committente, sulla base di un testo anti-bonapartista del 1864 dell’avvocato parigino Maurice Joly (1829-1879), cambiando il soggetto del complotto, dalla famiglia Bonaparte agli ebrei... Che si tratti di un falso è da decenni del tutto ovvio a chiunque abbia studiato la questione”.
 

O, almeno, è ovvio in Occidente. Scrive il professor Menahem Milson in uno studio del 2003 che afferma: “quando i Protocolli sono menzionati nei media arabi, sono sempre presentati come assolutamente autentici”. Nel 2002 la serie televisiva egiziana ‘Cavalieri senza cavallo’ ha messo in scena i Protocolli nel mese di Ramadan, con indici di ascolto fenomenali in tutto il mondo arabo. Dopo le proteste occidentali, diverse stazioni televisive arabe hanno mandato in onda un altro sceneggiato – questa volta siriano, ‘La Diaspora’ – che nella sostanza ha gli stessi contenuti, anzi, rincara la dose, pur dichiarando in un’avvertenza prima di ogni puntata, di non essere basato sui Protocolli.
L’antisionismo arabo spesso usa, rielaborandoli, argomenti tratti dall’antigiudaismo e dall’antisemitismo occidentali, Protocolli compresi. La miscela è esplosiva. Può esplodere, anche grazie alla tolleranza di quello che in Occidente si manifesta, come un antisemitismo di sinistra, sotto forma di amalgama di temi anticapitalisti e antisionisti uniti a un’immancabile anti-americanismo. Ciò spinge detta sinistra a tollerare benevolmente presso gli “amici” arabi una legittima critica a Israele con un ritorno alle manifestazioni più oscure dell’antisemitismo. Come medici compiacenti, alimentano quel morbo da cui il mondo arabo dovrebbe, semmai, essere aiutato a guarire.


Il Center for Monitoring the Impact of Peace (CMIP) ha condotto una serie di ricerche sui nuovi libri di testo scolastici pubblicati dall’Autorità Palestinese nel 2004 destinati agli allievi dal quinto al decimo anno di studi. Nel suo rapporto, che riguarda l’ultima edizione di trenta testi, il CMIP afferma d’aver rilevato che gli islamici vengono frequentemente descritti come superiori, gli ebrei non sono quasi mai menzionati in un contesto storico, i legami storici degli ebrei con la terra d’Israele sono sistematicamente ignorati, il sionismo viene dipinto come un movimento razzista fortemente collegato all’imperialismo occidentale e il falso russo antisemita “I Protocolli dei Savi di Sion” viene presentato come aderente alla realtà e “parte integrante” della storia del sionismo. Naturalmente, Israele non viene riconosciuto come uno stato sovrano e il suo nome non appare mai su nessuna carta geografica.
 Secondo il CMIP, quest’ultima edizione dei libri scolastici con cui vengono istruiti gli scolari palestinesi non risponde agli standard internazionali considerati indispensabili per l’educazione alla pace e al rispetto dell’altro.


Con queste premesse, non ci si deve meravigliare di ciò che succede nel mondo.

domenica 3 luglio 2016

ON AIR

In un post precedente avevo già accennato alla possibilità di intavolare rapporti con altre realtà locali, prediligendo quelle dedite alla cultura, allo spettacolo e allo svago. Radio MB International oggi è presente anche in rete, con un sito web ed una pagina su facebook tutta nuova. È una realtà che non poteva sfuggire a chi, come me, è in cerca di nuove opportunità. Inizia così, in sinergia con una radio che vanta decenni di presenza ininterrotta sul nostro territorio, una proficua collaborazione. La radio, ricordiamolo, nasce nel lontano 1979, per volontà dei suoi fondatori, Michele Riccardo e Bamby Black, se ben ricordo, con l’appellativo di radio Napoli Nord. Al tempo, fu una grande innovazione: anche Qualiano aveva la sua radio!

Molti di voi, i più attenti, hanno notato come miei i miei post siano già comparsi anche sulla nuova pagina fb di MB Live; contemporaneamente è apparso sul sito web (http://www.radiomb.net) un banner che pubblicizza il mio libro. È solo l’inizio. Con Michele Riccardo abbiamo intenzione di vagliare tutto un ventaglio di nuove opportunità offerte dalla possibilità di trasmettere, oltre ai suoni, anche le immagini. In futuro, quindi, potremmo essere presenti a feste, eventi e manifestazioni. Potremmo trasmettere brevi filmati con interviste ad altri scrittori qualianesi e, perché no, anche farvi provare lo stimolo, chiaramente intellettuale, filmando una seduta dal vivo, nell’unico caffè letterario di Qualiano.

sabato 2 luglio 2016

SENZA TITOLO


Cari Lettori
Nel corso di questa settimana, ho sentito (letto) molte voci che contestavano certe opinioni, non solo mie, su dei resoconti che sfociano nella religione. Pur comprendendo i loro motivi, mi preme ricordargli che non tutti sono disposti a credere in cose che appaiono assurde persino a un bambino. Per costoro, tanto per dirne una, nessuno ha mai camminato sull’acqua né l’ha mai trasformata in vino. Come potrei dargli torto? Queste cose non furono credute allora, da un’umanità certamente più ingenua e, diciamolo pure, molto più credulona; come possiamo sperare di convincerli adesso e con quali argomenti? C’è stato un tempo in cui, probabilmente, anche loro hanno creduto. Ci hanno creduto perché gliele hanno inculcate fin da bambini, hanno approfittato, magari in buona fede, della loro innocenza, della malleabilità della mente dei bambini per convincerli che sì, era tutto vero. Il problema è che poi, crescendo, hanno avuto dei dubbi, dei quesiti ai quali anche chi di dovere ha dato delle risposte poco convincenti. Gli restava, quindi, un’unica possibilità: la cultura. Forse è per questo che la cultura, ai giorni nostri, è tanto contrastata, specie da alcune religioni. Anni di ricerche, per la stesura dei miei libri, a cominciare dal primo I FABBRICANTI DI UNIVERSI, a seguire con LIMES fino ad arrivare all’ultimo racconto LO SPIRITO DEL VENTO mi hanno portato ad approfondire le traduzioni di antichi manoscritti che, tra l’altro, parlano di racconti biblici esponendoli, però, in modo più esauriente. Essi sembrano dare quelle risposte razionali che l’umanità aspettava da sempre. Da parte mia, posso rassicurarvi che ho sempre trattato questi argomenti con le dovute cautele, con un certo rigore scientifico e, come farebbe ogni buon scrittore di fantascienza, non pretendo di esprimere certezze, ma di formulare congetture. Sono possibilità straordinarie, in quanto, come tanti tasselli di un puzzle, questi fatti s’incastrano, senza soluzione di continuità, tra loro e combaciano con tanti altri eventi noti e/o storicamente accertati. In definitiva, sembrano colmare tutti quei vuoti lasciati aperti dai testi canonici.