Cerca nel blog

giovedì 28 gennaio 2016

VOI, NON CONOSCETE L'ORRORE

Voi non conoscete l’orrore. Quello vero, intendo. Lo avete intravisto, probabilmente, in qualche immagine di guerra, o in qualche drammatico episodio della vostra esistenza; forse lo avete colto in voi, l’orrore, o nei mali di questa società senza memoria. Vi è passato accanto sussurrando qualcosa nell’orecchio, per poi dileguarsi davanti a un sorriso, a un abbraccio fraterno, a una frase pregna di speranza. E in voi non è rimasto che un ricordo sbiadito e trascurabile del vostro incontro con l’orrore. Chi, come me, ha conosciuto invece il vero orrore, sa cogliere e distinguere la sua presenza imperscrutabile, e quella voce senza tempo. Un riverbero silenzioso, un urlo soffocato dalle molteplici necessità dell’esistenza; prima fra tutte, quella di sopravvivere. Questo grido straziante confonde il passato col presente, corrode il futuro, trasforma il più insignificante dei secondi in eternità, e la più illusoria delle eternità in un unico, crudele secondo. Perché l’orrore, cercate di capire, non è un’immagine estetica da osservare e nulla più; né si limita ad albergare fra le pagine dei libri, o in qualche fotogramma. Il vero orrore, quello che io ho conosciuto nel lager, invadeva tutti i sensi umani, come un morbo pernicioso: costringeva lo sguardo a posarsi sui corpi scheletrici degli uomini e delle donne, morti ancor prima di esalare l’ultimo respiro. S’insinuava nelle narici sottoforma di fetore, sprigionato dalle carni decomposte dei morti, compatiti e invidiati da tutti noi. Si lasciava udire dalle nostre orecchie, diveniva un flebile grido che partiva dal cuore e moriva sulle labbra, reclamando libertà. E si toccava e si lasciava toccare, il vero orrore, corpo solido e raggelante come la canna di una pistola puntata dritto sulla tua nuca, pronta a espellere tutta la follia di un intero popolo, raccolta e compressa in un proiettile di piombo. Aveva un sapore, il vero orrore: il sapore dell’acqua putrida, e del cibo avariato che si era costretti a mandar giù, di tanto in tanto, per ritardare il proprio incontro con la morte, mai così temuta, mai così agognata. Questo, e molto di più, è il vero orrore.


Tratto da "Hitler era innocente" di A. Moscatelli

Nessun commento:

Posta un commento