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lunedì 24 agosto 2015

APKALLU

 
 

Dopo la morte di Alessandro nel 323 a.C. a Babilonia, il suo vasto impero si suddivide in diversi regni, i principali dei quali sono il regno tolemaico e il regno seleucide; il primo incentrato sull’antico regno egizio, il secondo sull’antica valle meglio nota come Mesopotamia. In entrambi questi ambienti un membro della casta sacerdotale, su invito del nuovo sovrano scrive, in greco, il meraviglioso racconto della storia del proprio paese: Manetone darà alla luce Aegyptiaca “la storia dell’Egitto”, e Berosso Babyloniaca sull’antica Mesopotamia. Entrambe le opere sono andate perdute. Sopravvivono solo in frammenti riportati da autori contemporanei o successivi. L’opera di Berosso, al pari di quella di Manetone, doveva essere una storia interessante: imperi millenari che avevano lasciato tracce importanti della loro esistenza nell’architettura grandiosa (la mitica torre di Babele, i giardini pensili di Babilonia), nella prima idea di un agglomerato sociale e urbano, nella scrittura affascinante allo stesso modo del geroglifico (il cuneiforme) e una letteratura di tale portata che la sua influenza è ancora oggi ravvisabile in testi base della cultura occidentale (il mito di Gilgamesh per tutti).
 
 
Tra i frammenti sopravvissuti della Babyloniaca si legge un interessante racconto:
“Vi era una grande moltitudine di gente a Babilonia, ed essi vivevano senza leggi, proprio come animali selvaggi. Nel prima una bestia, chiamata Oannes, apparve dal mare Eritreo, un luogo vicino a Babilonia. Tutto il suo corpo era quello di un pesce, ma una testa umana era cresciuta sotto la testa del pesce e piedi umani erano cresciuti dalla coda del pesce. Esso aveva una voce umana e una sua immagine è conservata fino al giorno d’oggi. Questa bestia trascorreva i giorni in compagnia degli uomini, ma non mangiava alcun cibo. Essa diede agli uomini la conoscenza delle lettere, delle scienze e delle arti di ogni tipo. Essa insegnò loro anche come fondare città, erigere templi, formulare leggi e misurare i campi. Essa rivelò loro i semi e la raccolta di frutta e in generale diede loro ogni cosa che è connessa con la vita civilizzata. Dal tempo di quella bestia nulla di nuovo è stato più scoperto. Ma quando il sole tramontava, questa bestia, Oannes, si tuffava nel mare e passava le notti nell’abisso, poiché essa era anfibia. In seguito altre bestie apparvero…”  

(Frammenti del Libro I, citazione da Polistore).
 
E ancora:



“In seguito Ammenon, il caldeo della città di Pautibiblon. Egli regnò per dodici saroi. Al suo tempo Annedotos, una bestia con le sembianze di uomo e pesce, apparve dal mare Eritreo… E dopo di lui Daonos, un pastore di pautibiblon, regnò per dieci saroi. E nuovamente a quel tempo quattro bestie, con le stesse sembianze e mescolanza di pesce e uomo, come quelle che le avevano precedute, apparvero dal mare Eritreo… In seguito Euedorakhos della città di Pautibiblon divenne re… al suo tempo un’altra creatura simile nella sua mescolanza di pesce e uomo, chiamata Odakon, apparve dal mare Eritreo. Queste creature tutte insieme spiegarono in dettaglio le cose che succintamente aveva detto Oannes… Xisouthros regnò diciotto saori… al suo tempo ci fu il grande diluvio…”
 (frammenti del Libro II, citazione da Polistore).
 
Scavando tra le rovine del passato, emergono storie dimenticate. In uno scongiuro della città di Ninive si può leggere:  


“Essi sono i sette Apkallu, pesci-puradu del mare, sette saggi germogliati nel fiume, che assicurano il corretto funzionamento degli ordinamenti di cielo e terra. Nunpiriggaldim il saggio di Enmekar che ha portato giù la dea Inanna dal cielo nell’Eanna; Piriggalnungal originario di Kish che fece incollerire Adad in cielo cosicché questi per tre anni non fece piovere e non crebbe la vegetazione del paese.”



Quindi Berosso non aveva riportato semplici novelle, ma aveva studiato gli antichi documenti per ricostruire la storia del suo Paese. Le radici della storia vanno oltre il III millennio a. C. nella protostoria e ci raccontano di come l’uomo, per emergere dallo stato animale, dovette attendere l’arrivo di un essere ibrido (classica rappresentazione del divino) che portasse la conoscenza.