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domenica 8 settembre 2013

IL RITORNO DEL CRISTO

Il termine cristo rimanda a "salvatore, liberatore, redentore”. Cristo, quindi, letteralmente è un Messia. Nell’antica Persia era Mithra, tra gli Aztechi è Quetzalcoatl, in India invece è Kalki o Shiva. Tra i Maya, invece, è il “grande” Kukulcan!
I Maya, da sempre, attendono il ritorno del loro liberatore. Kukulcan, Gesù Cristo, Mithra, tutti hanno affermato che torneranno, alla fine dei tempi. Ma qual è la fine dei tempi? La fine di cui si parla sia negli antichi testi maya sia nella Bibbia? Secondo la conoscenza proveniente dalla Mesoamerica, la fine dei tempi non è la fine del mondo, è soltanto la fine di un'era. Per comprendere di che fine si tratta, però, dobbiamo capire il modo di vedere le cose nei tempi antichi. Secondo alcuni scritti, c’è una croce nel cielo: è formata dall'intersezione della Via Lattea con il piano dell’eclittica.
L’importanza della croce per i nativi americani si rileva già dal libro di Godfrey Higgins “Anacalypsis” ove si legge che la popolazione inca aveva una croce di marmo molto fine e bella, di diaspro lucidato a specchio, realizzata in un solo pezzo e dalle dimensioni considerevoli. Questa croce fu posta in un luogo sacro per essere venerata. Con l’avvento degli spagnoli fu spostata nella cattedrale di Cuzco.
In alcune rappresentazioni locali Quetzalcoatl è rappresentato crocefisso nei cieli con un cerchio di diciannove cifre, che rappresentano il ciclo di Metone (19 anni solari corrispondenti a 235 mesi lunari).
Nel codex Borgianus messicano è Quetzalcoatl a essere crocefisso. In alcune versioni, addirittura tra due ladri! Per quanto ne sappiamo, era un uomo buono, che compì dei miracoli e insegnò all’umanità, poco evoluta, i primi rudimenti di arti e scienze.
Tuttavia, ci sono altre analogie tra Kukulcan e Gesù Cristo e non possono certo essere dovute al caso. Entrambi, per esempio, sono definiti “Dio”; Quetzalcoatl si ritirò nel deserto per quaranta giorni, alla stregua di Gesù Cristo.
Ovviamente anche Kukulcan nacque da una madre vergine, fu adorato e come Gesù Cristo, fu chiamato la Stella del Mattino. Questo nome, spiega lo stesso Kukulcan/Quetzalcoatl, sarebbe dovuto al fatto che lui stesso era associato al pianeta Venere che, come tutti sappiamo, è il primo a essere visibile nelle prime ore della mattina. Tra le popolazioni Cherokee e Dakota, era chiamato Je-zoos o Yesuse; Yahowa fra gli Hopi. Nomi peraltro molto simili ai nostri Gesù e Jeova.

Si parte sempre dal presupposto che tutte le civiltà antiche che adoravano gli Dei, si riferissero a una sorta di spiriti/energie provenienti dalla Natura, ma non è così. I nativi americani, ancor oggi, parlano degli Dei come di esseri in carne e ossa e li descrivono anche molto bene. Per esempio Quetzalcoatl era un uomo alto, dagli occhi e dalla pelle chiara, con biondi capelli lunghi. Com’è possibile che popolazioni primitive descrivessero il loro Dio completamente diverso da loro? Perché si sarebbero inventati una persona così quando sarebbe stato logico, per loro, descriverla bassa, con occhi e carnagione scuri? Forse perché i loro Dei erano effettivamente alti e biondi: erano diversi da loro.
Ma allora chi erano Gesù Cristo o Kukulcan?
Facciamo un salto indietro nel tempo.

Niente appare così dettagliato come alcuni racconti che si trovano in antiche tavolette sumere. Anche se gli stessi racconti, compaiono poi nell’Antico Testamento, in Egitto e in India.
I Sumeri raccontano di uomini venuti dallo spazio in cerca di oro quando sul nostro pianeta vi erano ancora gli ominidi. Nonostante tutta la loro tecnologia, avevano bisogno di forza lavoro per estrarre enormi quantità di oro; quindi, decisero di apportare una piccola modifica genetica ai (ominidi) terrestri. Per loro non fu una scelta semplice, né tantomeno fu facile mettere al mondo un essere che somigliasse a loro, ma dopo tanti tentativi, finalmente ci riuscirono. Il nuovo terrestre, chiamato Adam, era diverso da loro più che altro nell’altezza e nel colore della pelle e dei capelli, ma per il resto era quasi identico.
Il lavoro più importante lo fecero, come raccontano le tavolette sumere, tre scienziati: Ea/Enki, suo figlio Ningishzidda e Ninmah, la sua sorellastra. Lo fecero contro il volere di altri comandanti Anunnaki (letteralmente: quelli che dal cielo scesero sulla terra), ma amarono molto il genere umano e decisero di insegnargli gran parte della loro conoscenza. Erano longevi, quasi immortali: provenendo da un pianeta la cui rivoluzione orbitale - che dovrebbe scandire l’anno - corrispondeva a 3.600 anni terrestri, ogni loro anno corrispondeva a 3.600 anni terrestri. Pertanto, hanno avuto un ruolo di colonizzatori: per migliaia e migliaia di anni, hanno dominato il pianeta. Hanno Governato sull’umanità ma la dominazione non è stata sempre pacifica: con il tempo, i contrasti sono mutati in conflitti e nelle loro guerre hanno coinvolto anche gli uomini.
In Egitto Enki si faceva chiamare Ptah e Ningishzidda, Thot, mentre il fratello era il dio Ra. Quest’ultimo doveva anche coordinare dei lavori sul pianeta Marte - utilizzato come una sorta di stazione di passaggio per l’invio dell’oro sul pianeta da cui provenivano (Nibiru) – Ra governava l’Egitto ma quando ritornò da Marte trovò dei cambiamenti. Ra non era affatto contento per ciò che Thot aveva insegnato all’umanità, così, dopo litigi che durarono ben 300 anni (terrestri), Thot decise di ritirarsi, su consiglio del padre Ptah, in una terra al di la del mare dove era conosciuto come "il serpente piumato" (Quetzalcoatl). Una curiosità: Thot venne cancellato in gran parte dell’antico Egitto e Ra sostituì l’immagine del “leone di pietra” con l’immagine del viso di suo figlio Asar” (I riferimenti si trovano nella 12° tavoletta sumera dettata dal Dio Enki a Endubsar). Ecco quindi che il Dio buono si fece conoscere in varie parti del mondo con il nome di Kukulcan, Quetzalcoatl e, forse, anche Shiva.
 
Ora sappiamo che negli antichi territori del Messico veniva adorato un salvatore, ma non era Gesù Cristo: si chiamava Quetzacoatl. Il salvatore, nato da una vergine, era sorvegliato da dodici guardie e sarebbe morto per espiare i peccati. Adesso, tutti attendono il suo ritorno. Uno dei suoi simboli erano le tre croci (una più grande dell’altra). I Messicani usavano il battesimo per i loro bambini, in modo simile a quello odierno dei cristiani, ma molto prima dell’avvento del Cristianesimo. Non solo: i loro sommi sacerdoti si chiamavano “Papi”.
Durante la conquista spagnola ci si rese conto che le similitudini con la Chiesa cattolica erano sconcertanti. Tanto che Cortes asserì: “Il diavolo ha veramente insegnato ai Messicani le stesse cose che Dio ha insegnato alla cristianità”.
Ma perché la stessa storia ovunque?
Gli insegnamenti degli “Dèi” erano molto profondi e saggi e non sono stati compresi appieno. Non è un caso se vicino alla croce di Kukulcan ci sono dei numeri che si riferiscono al sistema solare. Per loro il cosmo non è affatto staccato dalla nostra vita, anzi, detta la nostra evoluzione, la crescita e la spiritualità. I pianeti sono considerati alla stregua di esseri viventi, delle vere e proprie divinità da cui dipende la nostra vita. Come spiegare, quindi, a un’umanità non ancora dotata di conoscenza, i segreti del cosmo? Interpretandoli come un mito! Ecco che Quetzalcoatl spiegò all’intera umanità la fiaba più bella di tutto il pianeta, la favola che in Egitto chiamerebbero: Horus is raisen – Horus è sorto! Una storia che non è nata in Palestina ma ben tremila anni prima di Cristo. Il racconto ha valenza esclusivamente astronomica nonostante parli di un uomo nato da una vergine il 25 dicembre, di tre re magi e così via. Scaturisce dal fatto che il 24 dicembre, Sirio, la stella più luminosa del cielo, si allinea in maniera perfetta con le tre stelle della cintura di Orione. Stelle che, ancora oggi, vengono chiamate i “tre re”. Se il 24 dicembre si traccia una linea immaginaria tra Sirio e le tre stelle (i tre re)… sapete cosa accade? Che il 25 dicembre la linea toccherà esattamente il punto dove nasce il Sole (Cristo). Il Sole, infatti, fin dall’antico Egitto è considerato l’unico vero Dio che crea ogni cosa, che dà la vita sulla Terra. I tre re – le tre stelle – quindi, seguono la stella dell’est per essere portati fino al luogo dove il 25 dicembre nascerà Cristo - il Sole -
Ma non è finita qui. Il giorno del solstizio d’inverno, il 22 dicembre, nell’emisfero Nord il Sole raggiunge in assoluto il punto più basso sull’orizzonte. Qui resta “fermo” per ben tre giorni davanti a una costellazione chiamata la Croce del Sud. Dopo essere quindi stato crocifisso per tre giorni, finalmente “rinasce”. Per il resto dell’anno il nostro dio/sole viaggia insieme alle 12 costellazioni o ai 12 discepoli, se volete. Non è un caso se in tutte le rappresentazioni antiche Gesù è sempre raffigurato con in testa un cerchio e una croce, la croce dello zodiaco per l’esattezza. Una favola meravigliosa, quindi, che aveva lo scopo di istruire l’umanità attraverso un linguaggio poetico e simbolico. Linguaggio che è stato, con gli anni, adulterato e divinizzato, in alcuni casi, anche allo scopo di rendere ignoranti e soggiogare le masse.