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venerdì 26 aprile 2013

Estate 1947: la vera storia di Star Elder, viaggiatore delle stelle caduto nella riserva indiana


  
Mi chiamo Robert Morning Sky, sono un Nativo Americano, sono un Apache. Da giovane crebbi con le storie di esseri che arrivavano dal cielo. Avevo cinque anni, mio nonno me ne parlava e per me, quella era una storia reale, come tutte le altre. Mi raccontò di quanto accadde nel 1947 a Four Corners (area tra New Mexico, Utah, Colorado, Arizona, in cui si trovano numerose riserve di Nativi: Navajo, Hopi ed altre tribù). Era lì con alcuni suoi amici e stavano andando "alla ricerca della visione", un posto nel deserto o nel bosco, dove passare il tempo in solitudine, provando ad avere una visione su chi sei, sul futuro, qualcosa che ti riguarda, per imparare qualcosa di te stesso.
 
Per gli Apache è un rito. Puoi andare lontano e correre per due o tre giorni nel deserto e il tuo corpo è talmente stanco che solo il tuo spirito continua ad andare avanti. Altre volte si danza tanto, per tre, quattro, persino cinque giorni, fino al punto in cui è solo lo spirito a far andare avanti il tuo corpo esausto. Mio nonno e i suoi amici erano pronti a iniziare la loro ricerca quando, durante la notte, videro una luce molto bassa sulle colline che andava su e giù e che poi scese rapida e diritta come un meteorite e che poi si schiantò sulla terra. Ci fu una grande esplosione con il fragore del tuono. Decisero di dirigersi oltre le colline, verso il punto di impatto. Quell'estate erano circolate altre storie di luci cadute nell'area di Four Corners, un'altra in New Mexico, un'altra vicino a Soccorro e un'altra, di cui mio nonno aveva sentito parlare, a Roswell. In tutte le storie, quando le luci erano precipitate, i soldati erano sempre intervenuti sparando.
  
I Nativi avevano e hanno tuttora molti problemi: non potevano fare niente, comprare niente, erano relegati nelle riserve, venivano... perseguitati; sì, non esiste altro modo per definirlo. Dicevano: se una "luce" cade giù, non andate! Statene lontani, perché arrivano i soldati e fanno sparire le persone. E si raccontava di giovani nativi andati a cercare "le luci" dopo gli schianti che non fecero mai ritorno a casa. E così mio nonno mi disse che avevano sentito quelle storie e quando videro la luce cadere cominciarono a chiedersi se potevano correre il rischio di andare a vedere. Erano molto giovani e dissero: "Andiamo! È successo qui vicino, i soldati non possono arrivare tanto presto".
Si trovavano ad un paio di miglia dal luogo, nel deserto dove era caduta la luce e si incamminarono.
 
Corsero. Anche al giorno d'oggi, gli indiani Apache corrono, corrono moltissimo. Corsero e passarono oltre le colline. Mio nonno disse che c'era una specie di luce incandescente giallo-rossa, come un fuoco, che seguirono finché arrivarono alla collina e guardarono giù. Videro quella... macchina, caduta in un fiumiciattolo. Era di metallo, in due pezzi. Il nonno, che aveva fatto la guerra, sapeva cos'era un aereo e disse: "questo non è un aereo, anche se potrebbe sembrarlo". Era grande, rotondo, o almeno appariva rotondo. Due dei suoi amici rimasero su a fare di vedetta, in caso fossero arrivati i soldati, mentre gli altri quattro raggiunsero il letto del fiume e iniziarono a guardarsi attorno: faceva molto caldo, c'era del fumo e qualcosa cominciava a prendere fuoco. Uno di loro, Medianoche, cercò sotto alcuni rottami e trovò un corpo molto piccolo stretto in una tuta argentea. Provò ad aprire la tuta, senza riuscirci. Chiamò i suoi amici e insieme sollevarono il metallo tirando fuori l'essere, che emetteva dei suoni, come se stesse respirando. Presero il piccolo corpo e lo portarono via, fino al campo dove erano andati per cercare la "visione", mentre alcuni di loro restarono indietro a cancellare le tracce. Il campo dove si cerca la "visione" deve essere sempre isolato, lontano da tutti. A causa della persecuzione, non si fidavano dei militari, della polizia e, ad essere sinceri, visto che alcuni dei Nativi erano integrati, non si fidavano neppure di molti dei loro. Per questo motivo, non sapendo a chi rivolgersi, per mesi e mesi dopo l'incidente, continuarono a spostarsi di campo in campo, lontano da tutti, con questo essere che camminava con loro e che a poco a poco cominciava a rimettersi e che, dopo qualche mese, era in perfetta salute. Si fidava molto di mio nonno e dei suoi amici. Loro lo proteggevano e lo tenevano al riparo dai soldati, dai poliziotti e da ogni pericolo. Lo chiamavano "Star Elder" perché proveniva dalle stelle e, cosa molto difficile da spiegare, con il passare del tempo, cominciò a fidarsi e comunicare con mio nonno e i suoi amici senza usare le parole. Quando gli raccontava le cose, era come se lui "creasse la realtà", come se desse le visioni. Cominciò poco a poco a raccontare delle storie sulla gente delle stelle e su chi era lui. Un giorno, andò nella foresta e scomparve, non tornò più indietro. Mio nonno e i suoi amici non seppero mai, o forse non me lo vollero dire, quello che successe, come fece ad andare via. Scomparve e questo è tutto.
 
Ero piccolo quando il nonno mi raccontò la storia, poi, al tempo del college, cominciai a ripensare all'essere stellare di nome "Ra" e quando iniziai a studiare le religioni, mi resi conto che molti dei nomi che "Star Elder" aveva usato erano antichissimi nomi che appartenevano alla nostra storia.
Star Elder ha parlato di molte cose, cose che poi mio nonno mi ha riferito: la sua storia è simile a quella di un viaggiatore che prende un aereo diretto verso una remota isola del Pacifico per fare una ricerca e, invece, vi precipita. Gli indigeni, che non hanno mai visto un aereo, fanno di quest’uomo un Dio, un messaggero divino, e vorrebbero tenerlo lì per salvare il loro mondo; mentre lui vorrebbe solo tornare a casa. Io non parlo più di tutta questa storia, perché la gente mi dice che lui era qui per salvare il pianeta, era qui in veste di messaggero di Dio... No! Non è andata così! Lui era qui per fare un lavoro e si è schiantato. Voleva soltanto tornare a casa. Alcuni extraterrestri sono buoni, ma altri non lo sono. Io so cosa mi ha raccontato mio nonno... come se ogni Americano fosse buono. No, non è così. Come se ogni uomo fosse cattivo. No, ce ne sono di buoni e di cattivi. Ognuno ha il suo modo di essere, la sua vita. La gente dice che gli alieni sono buoni... no, non sono tutti buoni. Ho passato tre anni in Australia, con gli aborigeni, e i loro anziani mi hanno raccontato degli "Star Elders". Il problema è che ancora tanta gente è pronta a dire che gli aborigeni australiani o anche i Nativi, sono dei selvaggi, che raccontano strane storie fantasiose che non vanno credute semplicemente perché non possono essere vere. Questo è vergognoso.
 
Liberamente tratto da: Dossier ALIENI - n. 14 (Settembre - Ottobre 1998)

2 commenti:

  1. Alcuni extraterrestri sono buoni, ma altri non lo sono. Neanche gli uomini sono tutti buoni. Ce ne sono di buoni e di cattivi. Ognuno ha il suo modo di essere, la sua vita. La gente dice che gli alieni sono buoni... No, non sono tutti buoni.

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  2. Storia straordinaria ma che non esaurisce la curiosità.
    Il desiderio di saperne di più serpeggia tra il web e spero che un giorno avremo notizie certe e ufficiali

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