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sabato 24 novembre 2012

21 DICEMBRE 2012: ALAN E' TORNATO!

Il vento può essere solo sentito e non visto, porta le parole del “Grande Spirito”.

   Susan aveva sognato quel momento lo sognava da sedici anni. Ora il suo uomo era lì, nel suo letto, spossato e felice dormiva tranquillo al suo fianco. No, non si sarebbe stancata di guardarlo: era decisa ad attendere il momento in cui avrebbe aperto gli occhi. Aveva mille cose da chiedergli: sarebbero rimasti a parlare per ore.
Incredibilmente, nello stesso istante, nello stesso posto ma, in un’altra pagina del libro degli Universi, un’altra donna, Hester, in una stanzetta d’ospedale aspettava che Alan si svegliasse da un coma profondo. I medici non le avevano dato molte speranze ma, come si sa, la speranza è l’ultima a morire.
In quel momento, Alan aprì gli occhi e si guardò intorno confuso.
- Dove sono? - Chiese.
- Sei tornato Alan, sei tornato.
Le due donne non potevano saperlo ma, tra le lacrime, all’unisono, avevano pronunciato la stessa frase. Sì, Alan Turing era tornato!

giovedì 22 novembre 2012

LA LEGGENDA DI KUEKUATSHEU


 
Perché la Luna è così sola?
Poiché ella aveva un amante: il suo nome è Kuekuatsheu. Egli viveva insieme alla dea della Luna nel mondo degli spiriti. Ogni notte vagavano nel cielo ma, un’altra divinità li invidiava. Uno degli altri spiriti era geloso: Trickster, voleva per sé la bella Dea. Così rivelò a Kuekuatsheu che lei desiderava dei fiori. Gli suggerì di scendere nel nostro mondo e di raccogliere qualche rosa selvatica.
Ma Kuekuatsheu non sapeva che una volta lasciato il mondo degli spiriti non avrebbe potuto tornarci.
Ogni notte, se guardi il cielo e le stelle, puoi solo vedere la Luna che piange e grida il suo nome ma, non si possono più toccare!


martedì 13 novembre 2012

LE BICICLETTE DI COSSERIA

Un'immagine dell'epoca
 
 
Verso la metà degli anni novanta, durante i lavori di ristrutturazione in un essiccatoio per castagne, i proprietari trovarono, ben nascoste, un gran numero di biciclette da corsa obsolete ma ancora ben conservate.  Appena la notizia si diffuse in paese, qualche anziano cominciò a narrare che, negli anni trenta, Cosseria era meta domenicale di gruppi di ragazzi che arrivavano in bicicletta e improvvisavano goliardiche corse sull’irta salita che portava al centro. Ma perché tutte quelle biciclette furono riposte con tanta cura? I più vecchi ricordarono che, durante la guerra, il Governo impose ai cittadini la consegna di tutto il ferro all’industria bellica. Così, i ragazzi nascosero le loro amate biciclette in quel luogo insospettabile, aspettando il giorno in cui le avrebbero riprese.
Con la recluta degli Alpini, poi diretta al fronte russo, in pochi tornarono a casa. Le biciclette rimasero lì e quando infine furono ritrovate, non c’era più nessuno a reclamarle. Ora che quei ragazzi non ci sono più, le loro bici fanno bella mostra di se, esposte nel museo della bicicletta di Cosseria, mute testimoni di giovani vite, spezzate da quell’immane tragedia che è stata la guerra.


sabato 20 ottobre 2012

LA BATTAGLIA DI LOS ANGELES







Qualche settimana dopo Pearl Harbor, nel pieno del conflitto mondiale, qualcosa di singolare avvenne a Los Angeles.  Una cosa, che fu definita come un enorme insetto argenteo fluttuò su  di una Los Angeles in preda al terrore e oscurata da un blackout in piena notte, proprio, al culmine della paranoia e della paura della Seconda Guerra Mondiale. Questa enorme astronave, presumendo che si trattasse di un qualche velivolo sconosciuto giapponese, fu attaccata mentre si trovava, quasi stazionaria, su Culver City e Santa Monica, da dozzine di batterie contraeree dell’esercito che le esplosero contro circa duemila proiettili da 450 grammi sotto gli occhi di migliaia di cittadini. L’episodio è passato alla storia (dell’ufologia) come la Battaglia di Los Angeles. L’improvvisa apparizione dell’enorme oggetto oblungo causò a Los Angeles e a parte della California del Sud in un immediato blackout da attacco aereo e provocò una tale reazione della contraerea da causare la morte di sei persone per la pioggia di frammenti metallici dovuta a schegge di proiettili esplosivi. L’oggetto, invece, sembrò non riportare alcun danno, in quanto si allontanò lentamente, incurante delle cannonate.
 
Riguardo quanto accadde la notte del 25 Febbraio 1942, lo scrittore Ralph Blum, che all’epoca aveva solo nove anni, scrisse che credette che i Giapponesi stessero bombardando Beverly Hills: "C’erano le sirene, luci di riflettori, proiettili della contraerea che esplodevano in gran quantità nei cieli di Los Angeles. Mio padre, che nella Prima Guerra Mondiale era stato un osservatore dell’aeronautica e riconosceva l’artiglieria pesante quando la udiva, disse a mia madre di portare le mie sorelline nel rifugio sotterraneo, mentre io andavo con lui sul balcone al piano di sopra. Che scena! Erano passate le tre del mattino: le luci dei riflettori sondavano il cielo a occidente. Tra coloro che sparavano contro gli intrusi volanti riconoscemmo gli artiglieri del 65° reggimento Artiglieria Costiera di Inglewood e il 205° reggimento della contraerea di Santa Monica. L’oggetto bianco a forma di sigaro incassò molti colpi diretti, ma continuò il suo volo verso est".

Gli osservatori da terra videro anche più di venticinque UFO. L’allora redattore del Los Angeles Herald Examiner, Peter Jenkins, disse: "Vidi chiaramente la formazione a V di circa venticinque velivoli argentei che muovevano lentamente verso Long Beach".


Il capo della polizia di Long Beach, J.H. Mc Lelland dichiarò: "Vidi quella che fu descritta come la seconda ondata di aerei dall’ultimo dei sette piani del municipio di Long Beach”.
Un osservatore della Marina, che disponeva di un potente binocolo, disse di aver contato nove velivoli nel cono dei riflettori. Il gruppo (di UFO) passava da un cono di luce all’altro e sotto il fuoco dell’artiglieria antiaerea, volò dalla direzione di Redondo Beach e Inglewood a Fort MacArthur e continuò verso Santa Ana e Huntington Beach. Aggiunse che Il fuoco dell’antiaerea era così pesante che era impossibile sentire il rombo dei motori degli aerei.
 
Il reporter Bill Henry del Los Angeles Times scrisse: "Pur trovandomi a notevole distanza dall’oggetto lo vidi chiaramente, ma senza poterlo identificare... sarei pronto a scommettere che su quell’oggetto è stato diretto un gran numero di colpi".
 
Alle 02:21 del mattino il Generale John L. De Witt diede l’ordine di cessare il fuoco, mettendo di fatto fine a quei venti minuti di battaglia nel cielo di Los Angeles.
 
La conferma della presenza sulla costa Sud di aeromobili non identificati fu annunciata dal comando di San Francisco, che emise due dichiarazioni ufficiali a cura della Marina: la prima liquidava la faccenda, per bocca del Segretario Frank Knox, alludendo ai "nervi scossi" della popolazione; la seconda dichiarava che: "L’aereo che ha causato il blackout nell’area di Los Angeles per diverse ore questa mattina non è stato identificato".
Il comando della Army’s Western Defense affermò che il blackout e le azioni antiaeree erano state causate dall’intrusione di un velivolo non identificato avvistato sull’area della baia. Non sono state sganciate bombe e non sono stati abbattuti aerei e miracolosamente, viste le tonnellate di proiettili lanciati in aria, solo due persone sono state ferite dalla caduta dei frammenti. (Quest’ultima affermazione del Los Angeles Times verrà successivamente smentita, portando il bilancio delle vittime a sei, N.d.R.).

martedì 16 ottobre 2012

SIDURI



 

Nella mitologia sumerica Siduri era "la fanciulla che fa il vino": sorta di locandiera mistica che somministra all'eroe di passaggio una bevanda, il vino appunto, che ancor oggi rientra nei riti più sacri. Il nome doveva essere molto diffuso se, com’è probabile, i Sumeri adottavano i nomi dei loro idoli così come facciamo anche noi oggi, quando, battezzando i nostri figli gli diamo i nomi dei santi e dei personaggi famosi. Quindi, la Siduri di cui narra un intero capitolo del romanzo "Il signore delle aquile" non ha nulla a che fare con la locandiera del poema di Gilgamesh. Voglio ricordarvi che Il signore delle aquile non è un romanzo del genere fantasy, come potrebbe far supporre il nome, non è neanche un romanzo puramente storico poiché ho voluto inserirvi degli elementi leggendari. Mi accorsi subito che potevo separare questo capitolo dal resto del libro per dar vita a un racconto. Operazione non sempre facile ma, in questo caso, molto ben riuscita. Vi si narra la storia, tragica, di una ragazza che ha ricevuto un dono dal cielo: la bellezza. E di come questo dono la conduca, non certo per colpa sua, a una condizione di schiavitù. Non ci sono allegorie, niente a che vedere con moderne storie di “veline” o di modelle anoressiche, anche se, ne sono convinto, pure in questo caso c’è una forma di schiavitù, se non proprio coattiva, almeno mentale. Tuttavia, Siduri ci appare come una donna moderna in quanto non risponde appieno ai canoni della sua epoca. Non è una donna ubbidiente e sottomessa, una donna che accetta e sopporta tutto solo perché è donna. Siduri ha ambizioni, Siduri si ribella, Siduri agisce. Infatti, è lei che, contravvenendo agli usi del tempo, va a chiedere aiuto al valoroso Khubaba. Siduri non si sottomette: anche da schiava conserverà sempre uno spirito libero, scevro da ogni rassegnazione. Magari non è una donna colta ma è intelligente, anzi, più che intelligente è astuta: opta delle scelte precise e oculate. Riuscirà a sfuggire alle brame di Shamash, il suo padrone, sfruttando a suo vantaggio la gelosia della moglie. Anzi, sarà proprio quest’ultima che, per allontanarla dalla sua casa, la manderà, come serva, al seguito di Odakon; concedendogli proprio ciò che lei voleva più d’ogni altra cosa. Ma questa, è un’altra storia.
 
Alla fine del 2011, il racconto è stato pubblicato nell'antologia "Paesaggi letterari" a cura di Historica.


domenica 7 ottobre 2012

ANTICHI AEREI MESOAMERICANI


In Colombia, nella Valle del Cauca, furono ritrovati alcuni artefatti appartenenti alla cultura Calima (l° secolo a.C. - ll° secolo d.C.), queste miniature, scoperte trent'anni fa dall’archeologo Alan Landsburg, furono catalogate come rappresentazioni di insetti stilizzati e dimenticati in diversi musei del mondo dove tutt’oggi e possibile ammirarli. La maggior parte di queste miniature è esposta al Museo dell’Oro di Bogotà presso la Banca Nazionale della Colombia, al Museo Britannico di Londra e allo Smithsonian Institute di Washington.
E' evidente che questi oggetti hanno ben poco in comune con gli animali che, secondo gli archeologi, dovrebbero rappresentare, seppure in forma stilizzata. Tra l’altro, nessun insetto ha le ali poste al disotto del corpo.
Tutte le miniature misurano poco più di cinque centimetri e sono tra gli artefatti precolombiani più stupefacenti al mondo. Infatti, sebbene gli esperti di culture ispaniche li identifichino come oggetti di culto dalla forma animale, la loro aerodinamicità è sorprendentemente analoga a quella dei moderni jet con ali a delta e per quanto incredibile, questa caratteristica è stata verificata da ingegneri aeronautici che ne hanno comprovato l'attitudine al volo.
Queste miniature furono dapprima oggetto di attenzione da parte di Ivan Sanderson, biologo, archeologo e scrittore, che per primo notò il loro aspetto "tecnologico". Successivamente l'ingegnere tedesco J.A. Ulrich, pilota di jet, dedusse che uno degli artefatti somigliava al caccia a reazione SAAB 37 VIGGEN (JA 37) che era appena entrato in dotazione all'Aeronautica svedese. L’ala a delta, per qualche tempo abbandonata, è tornata in auge nel XXI secolo. Anche un ufficiale tedesco, il tenente Peter Belting, s’interessò alle miniature riproducendo una di queste in scala 1:16 con materiale di schiuma per valutarne l’aerodinamicità, dotandolo di un motore elettrico e radiocomando.

Su FOCUS è recentemente apparso un filmato in cui un modellino dotato di carrello, motore (un’elica intubata) e di radiocomando, volava perfettamente. I tecnici non avevano fatto alto che ricostruire il modello in scala più grande e questo volava! Le prove, effettuate in volo, dimostravano che si trattava di un aereo perfettamente manovrabile e dotato di un'eccellente stabilità nel volo planato. Gli spagnoli Romàn Molla, Justo Miranda e Paula Mercado hanno ricostruito modelli in scala di questi piccoli monili, e li hanno sottoposti a prove nella galleria del vento e a programmi di simulazioni di volo, confermando che i modelli sono perfettamente aerodinamici e adatti al volo.
 
A questo punto ci si chiede come sia possibile che popolazioni vissute circa 2000 anni fa fossero a conoscenza di tecnologie tipiche della nostra epoca. Avevano visto qualcosa che riprodussero in un "Culto Cargo" (culto legato a oggetti tecnologici divinizzati) oppure replicarono il ricordo mitizzato di macchine appartenute a epoche precedenti e a una cultura evoluta scomparsa?

mercoledì 3 ottobre 2012

NATO IL DODICI APRILE


Cliccando sul link potrete leggere il breve racconto pubblicato nella raccolta edita, nel 2010, da AssoPiù Editore.
Alla fine, ci si accorge che il narratore è anche il protagonista della vicenda. In un luogo dove il tempo più non scorre, dove è sempre oggi, è sempre adesso, si concederà un dono prezioso: l'amara visione di uno scorcio della sua vita futura.

martedì 25 settembre 2012

UN MISTERIOSO PAPIRO


Sento parlare di questo papiro da quand’ero ancora un ragazzo. Testimoniava che qualcosa di straordinario era accaduto millenni or sono, tanto da spingere il faraone Thuthmosis III (1504-1450 circa a. C.) a schierare l’esercito e a officiare cerimonia nel Tempio per placare l’ira degli dei. Per gli ufologi, che s’improvvisarono egittologi, questo papiro era un forte indizio di una manifestazione extraterrestre avvenuta in tempi remoti: la prova dell’esistenza di una missione Terra che impegnava una civiltà aliena. Dubbi sulla sua originalità sono sempre esistiti e alla fine, si scoprì che era un falso ma, procediamo con ordine.
Il professor Giuseppe Botti, allora Direttore del Museo Archeologico di Firenze, promise di interessarsi al documento ma, poco tempo dopo, purtroppo, morì interrompendo le ricerche, peraltro giudicate inutili, dall’egittologo professor Boris de Rachewiltz che ebbe gran parte in questa vicenda. Infatti, produsse delucidazioni dettagliate, come si poté desumere da quanto scrisse Sergio Conti in seguito ad una sua preziosa inchiesta pubblicata sul “Giornale dei Misteri” del luglio 1971.

Al De Rachewiltz è dovuta una fedele, ma pur sempre parziale, traduzione del papiro del Nuovo Regno, facente parte degli Annali Reali risalenti all’epoca di Thuthmosis III. Il De Rachewiltz affermò che l’originale, a cui mancava la parte iniziale e quella finale, era in condizioni tali da non poterlo decifrare altro che frammentariamente e sempre con la presenza di cancellature opportunamente numerate nella traduzione stessa. In realtà, l’aveva ricavata da un prezioso inserto di Alberto Tulli che, nel 1934 aveva solo consultato l’originale presso un antiquario egiziano, un certo Tano e ne aveva portato con sé la trascrizione di alcuni passi direttamente dall’Egitto. De Rachewiltz poté poi consultarli per la cortesia usatagli dal fratello del professore, Monsignor Gustavo, dell’Archivio del Vaticano. Il documento, vergato a matita in geroglifico da Tulli, recava anche appunti dell’abate Etienne Drioton, allora Direttore del Museo del Cairo.
Esaminiamo ora quanto De Rachewiltz riuscì a trascrivere attenendosi il più fedelmente possibile agli appunti del Tulli. Vi si legge:
“(…) Nell’anno 22, terzo mese d’inverno, ora sesta del giorno (lacuna), gli scribi della Casa (Casa della Vita) scoprirono che c’era un cerchio di fuoco che arrivava dal cielo. Esso non aveva testa, il fiato della sua bocca (aveva) un cattivo odore. Il suo corpo (era) lungo una pertica e largo una pertica (50 metri di diametro). Non aveva voce… (era silenzioso). I loro cuori divennero confusi… poi si stesero in terra sullo stomaco (…). Andarono dal Re… a riferire ciò.
Sua Maestà (il faraone) ordinò… è stato esaminato… circa tutto quello che è scritto nei rotoli di papiro della Casa della Vita. Sua Maestà stava meditando sull’accaduto. Ora, dopo che qualche giorno fu trascorso da quegli eventi, là, brillavano in cielo più del sole ai limiti dei quattro supporti del cielo…
Potente era la posizione dei cerchi di fuoco. L’esercito del Re guardava in avanti e Sua Maestà era nel mezzo di esso. Era dopo cena. In quel momento essi (cioè i cerchi di fuoco) se ne andarono più in alto diretti a sud. (Era) una meraviglia mai accaduta dalla fondazione di questa Terra! Causò a Sua Maestà il portare incenso per pacificare la Terra … (A scrivere?) cosa accadde nel Libro della Casa della Vita… da essere ricordato nell’eternità….
Questa traduzione del “Papiro Tulli”, dovuta a De Rachewiltz, apparve su “La Forghiana” n. 6 del 1969.

Si trattò di un vero e proprio raggiro, una burla o (forse) di una truffa dovuta presumibilmente proprio al De Rachewiltz, il quale non vide mai il papiro originale. Si racconta che il professor Tulli scoprì, per caso, il papiro nella bottega di un antiquario. Si offrì di comprarlo ma, il prezzo richiesto era troppo alto. Gli fu però permesso di ricopiarlo (forse per valutare la possibilità di acquistarlo). In realtà, il papiro non fu mai ritrovato e questa storia sarebbe sembrata una leggenda se solo De Rachewiltz non avesse asserito di aver visto l’originale.
Il resto è storia nota. Come racconta Wikipedia, nell’aprile del 2006 il papiro venne sottoposto ad analisi da parte di appassionati e di studiosi: tramite una comunità online italiana (egittologia.net) si cominciò a studiare il "caso" partendo dalla traduzione del testo ex novo, traendolo dall'immagine pubblicata da De Rachewiltz. Durante la traduzione, Franco Brussino, esperto di egittologia, notò la similarità tra alcuni passi del papiro e delle frasi provenienti da testi noti. La ricerca bibliografica portò a ritrovare le medesime frasi del papiro incriminato in un testo fondamentale sulla lingua egizia, l'Egyptian Grammar di sir Alan H. Gardiner, pubblicato nel 1927 e quindi antecedente la scoperta del papiro. Il testo fasullo quindi, sarebbe stato composto copiando dalla Grammar singole frasi appartenenti a nove diversi papiri e le lacune sarebbero state solo un modo per congiungere tra loro passi non correlati, in modo da mantenere allo stesso tempo maggiore coerenza interna e un alone di mistero. A conferma della posteriorità del papiro rispetto al testo di studio, due errori di trascrizioni presenti nelle prime edizioni del volume del Gardiner risultano presenti anche nel documento.
  

giovedì 20 settembre 2012

OSSESSIONATI DA FB


A chi non è mai venuta la tentazione di smascherare i più assidui frequentatori del proprio profilo su Facebook? Ecco alcuni degli stratagemmi per sfruttare i sofisticati algoritmi del social network. C’è chi dice che funzionano. 

Il modo più ovvio, ma spesso trascurato, è quello di consultare la lista di amici visualizzati nel riquadro a destra, nel diario. Il Centro assistenza del social network informa che questa sezione cambia in continuazione e “può includere gli amici con cui interagisci più spesso nei post in bacheca, nei commenti e negli eventi a cui partecipate entrambi. Tuttavia, Facebook non seleziona gli amici da visualizzare in base ai profili che tu scegli di visualizzare o a coloro con cui interagisci nei messaggi e nella chat.”(Insomma, tutto e il contrario di tutto). 

Il sito Science 2.0 ha almeno tre ipotesi che definisce “probabilistiche” piuttosto che “deterministiche” su chi guarda più spesso il vostro profilo e suggerisce vari metodi. 

· Il primo è quello di aggiornare più volte la propria pagina e vedere gli amici che compaiono nel riquadro di destra. Ho provato e in effetti, qualcuno dei miei è sempre presente (anche se in posizione diversa). Secondo Science 2.0 queste sono le persone che hanno consultano più spesso e più a lungo il vostro profilo nelle ultime trentasei ore. 


· Il secondo trucco per scoprire chi butta spesso un occhio tra le vostre cose consiste nell’invitare tutti gli amici a un evento. Ci sono tre categorie di persone: chi ha accettato l’invito, chi è ancora indeciso e chi ha rifiutato. Secondo Science 2.0 le persone che compaiono nelle prime 5 posizioni di ogni categoria hanno guardato il vostro profilo o le immagini. 

· Il terzo stratagemma è usare la barra delle ricerche che trovate nella parte superiore di ogni pagina digitando singolarmente le lettere dell’alfabeto. L’interpretazione è bivalente: la prima persona che salta fuori è l’ultima a cui avete fatto visita o l’ultima che vi ha sbirciato. Solo voi potete saperlo. 

Altro indizio su chi potrebbe aver guardato il vostro profilo, se non avete impostato rigide regole sulla privacy, è elencato nella lista degli amici che potresti conoscere nella finestra principale di Facebook. 

Se però siete davvero intenzionati a scoprire chi vi assedia su Facebook, ci sono strumenti che potrebbero (il condizionale è d’obbligo) fare al caso vostro. Uno di questi è un bookmarklet (un piccolo programma in JavaScript che potete salvare tra i preferiti): l’add-on WhoIsLive.

giovedì 13 settembre 2012

IL LEGGENDARIO RE ARTU'


Re Artù e il mago Merlino sono due figure fra le più note nel mondo della mitologia. Viene da chiederci se sono esistiti davvero oppure sono personaggi leggendari. Tutto sommato, potremmo condividere i dubbi su Merlino ma, stupisce costatare come molti storici moderni mettano in forse anche la figura di Artù. Si parla per la prima volta dei due nel libro intitolato “Storia dei re di Britannia”, scritto attorno al 1135 dal vescovo gallese Goffredo di Monmouth, la cui credibilità viene messa a dura prova fin dal primo capitolo, laddove spiega che la Britannia avrebbe preso il suo nome dal guerriero Bruto, approdato sull'isola direttamente da Troia in fiamme. Circa cento pagine dopo, Goffredo cita un re di nome Vortigern, realmente vissuto, intenzionato a innalzare una grande torre sul monte Snowdon, in Galles. Ma ogni volta che un pezzo di costruzione veniva assemblato, immediatamente crollava. Dopo reiterati tentativi, tutti falliti, i suoi consiglieri gli rivelarono che l'unico modo per riuscire nell'impresa consisteva nello spruzzare il basamento della torre con il sangue di un bambino senza padre. Su suo ordine, gli emissari si sparpagliarono in tutto il regno alla ricerca del ragazzo, finché non lo trovarono. Quel ragazzo si chiamava Merlino. Vortigern mandò allora a chiamare anche sua madre, che era figlia del Re del Galles. La donna, costretta a parlare, rivelò che una notte era stata sedotta nella sua camera da letto da un giovane misterioso che dopo l'amplesso era come svanito nell'aria. Quindi, appurato che Merlino era davvero il ragazzo senza padre, il suo sangue avrebbe bagnato le fondamenta della torre, così come indicato dagli indovini reali. Merlino, intanto, era insorto: pronto a dimostrare che i consiglieri erano dei mentitori, aveva chiesto di essere condotto al loro cospetto.
-      Volete sapere perché la torre crolla continuamente?- Aveva chiesto loro.
Tutti avevano scosso la testa, in silenzio.
-      Perché sotto terra esiste una caverna colma d'acqua che ne mina le fondamenta.
Vortigern ordinò allora di scavare e di portare alla luce il lago. Ciò fatto, Merlino ordinò di prosciugarlo fino a che non avessero scoperto due grandi draghi (o serpenti). Quando anche questa previsione si avverò, Vortigern, impressionato, decise di risparmiare la vita al giovane indovino. In seguito, Merlino previde anche la morte di Vortigern: disse che sarebbe morto, bruciato dentro la torre. Ovviamente, tutto avvenne come predetto. Tempo dopo, Re Aurelio Ambrogio, legittimo erede al trono, invase la Britannia e incendiò la torre di Vortigern. Quando Ambrogio fu avvelenato dal fratello, il trono passò a Uther Pendragone. Conquistata la Scozia, Uther aveva invitato tutti i nobili del regno alla celebrazione della sua incoronazione. Fra questi c'era il duca Gorlois di Cornovaglia, accompagnato dalla bellissima moglie, Igerna. Uther restò folgorato da Igerna, gli fece una corte serrata; tanto da indurre il duca di Gorlois a lasciare nottetempo il castello. La fuga improvvisa aveva contrariato Uther, che era sceso in guerra contro Gorlois. Per evitare il rapimento della moglie, il duca aveva allora rinchiuso Igerna nell'imprendibile castello di Tintagel, che dominava inaccessibile su di un isolotto unito alla terraferma soltanto da uno stretto braccio di terra, unico accesso al maniero. Venuto a conoscenza di questo, Uther, ormai folle d'amore, cadde in una profonda depressione, perché non riusciva a pensare ad altro che a Igerna. Fu allora che Merlino, ricorrendo alle sue potenti arti magiche, cambiò le sembianze di Uther facendolo assomigliare a Gorlois. Sotto quelle mentite spoglie, Uther riuscì a penetrare nel castello e a unirsi con l'ignara regina. Quella notte fu concepito un figlio: Artù. Nel frattempo, mentre Uther era impegnato nel soddisfare la sua smania sessuale, il suo esercito attaccava le truppe del Gorlois. Nello scontro Gorlois moriva, lasciando Uther libero di impalmare Igerna e farne la sua regina. Dopo quindici anni di regno, anche Uther era stato assassinato e Artù era diventato il nuovo re.

Ma che fine hanno fatto la spada nella roccia, la Tavola Rotonda e tanti altri episodi famosi della saga arturiana? Semplicemente, tutto venne aggiunto in seguito, da autori e cronisti francesi. La forma definitiva del racconto fu poi data dall'opera di Thomas Malory dal titolo “La morte di Artù”, pubblicata da William Caxton nel 1485. Fino al 1926 non si sapeva granché a proposito di Malory, quando una ricerca letteraria ha rivelato (fra lo stupore degli studiosi) che si trattava di un lestofante, un ladruncolo che saccheggiava monasteri e rubava bestiame. Da quello che è emerso, Malory scrisse il suo capolavoro nella prigione di Negate, dove venne sepolto. Ma se Artù era appena un ragazzo quando suo padre morì, come avrebbe potuto dimostrare il suo diritto regale estraendo la spada dalla roccia? Malory supera il problema narrando che sin dal momento della nascita, Artù era stato adottato da Merlino, che lo aveva dato in affidamento a Sir Ector, la cui moglie aveva provveduto a crescerlo sano e forte. Insomma, tutta questa storia suona così assurda che si capisce benissimo come mai molti storici arricciano il naso quando devono esprimersi in merito alla sua autenticità. Uno dei loro punti forti di contestazione è un'altra fonte d’informazioni sull'epoca, dovuta a San Gilda, un monaco autore di un'opera crudele e forte, intitolata “De excidio et conquestu Britanniae” nella quale non si cita affatto Artù, sebbene si menzioni la battaglia del monte Badon, la più famosa fra quelle da lui sostenute. C'è però un'osservazione importante da fare. Un altro cronista, Caradoc di Liancarfan, autore di una biografia di San Gilda, ricorda che Artù uccise Hueil, uno dei fratelli del santo. Un fatto grave che potrebbe farci comprendere come mai Gilda non tenesse affatto a citare Artù nella sua storia. Allora, in definitiva, cosa sappiamo veramente in merito al leggendario eroe chiamato Artù? Sappiamo che non fu un re ma un condottiero, un generale. Non andava in giro su un candido destriero bianco, vestito con una pesante armatura medievale come siamo soliti immaginarlo, semplicemente perché visse un periodo storico molto precedente: nacque attorno al 470 d.C., nel momento in cui i Romani stavano abbandonando definitivamente la Britannia. Egli era, infatti, un romano, forse un cittadino romano. Attorno al 410 d.C. i Romani avevano deciso di abbandonare la Britannia: avevano necessità di richiamare tutti i contingenti disponibili per fronteggiare i barbari che minacciavano la stessa Roma. Era allora sorto un capo tribù di nome Vortigern che si era proclamato re della Britannia, subito contrastato dai selvaggi Pitti che vivevano a nord, al confine con la Scozia. Per far fronte a queste minacce, nel 433 Vortigern aveva chiamato sull'isola orde di mercenari sassoni affinché si congiungessero con il suo esercito. Così avvenne, ma quando era arrivato il momento di saldare il conto, poiché il re non era in grado di farlo, decisero che si sarebbero pagati da soli combattendo e razziando nelle terre di Britannia. Le popolazioni locali (i Celti) vennero poco a poco scacciate verso il Galles, la Cornovaglia e la Scozia. Fu a questo punto che intervenne un ex comandate romano di nome Ambrogio Aureliano. Sotto la sua guida i Celti si erano compattati e avevano riconquistato le terre perdute, ricacciando in mare gli invasori. Alla sua morte, il fratello Uther Pendragone, aveva rilevato il trono. Uno dei suoi più brillanti comandanti si chiamava Artorius, il leggendario re Artù, che poteva anche essere figlio di Uther. Fu proprio per merito di Artù che i Sassoni furono contrastati nel modo più fiero grazie a una serie di grandi battaglie, l'ultima delle quali avvenne sul Monte Badon, attorno al 518 d.C. Queste gesta epiche fecero di lui l'equivalente di un moderno generale Montgomery o di un Eisenhower. Se gli alleati si fossero mantenuti fedeli alla parola data, i Sassoni invasori non sarebbero tornati e sarebbero stati i Celti a governare l'isola. Sfortunatamente, gli alleati incominciarono a litigare disperdendo la loro energia e costringendo Artù a passare gli ultimi anni della sua vita a tentare invano di riconciliare il suo popolo. Poi anche per lui era venuta l'ultima, decisiva battaglia, quella di Camlann (secondo Goffredo avvenuta nei pressi del fiume Camel in Cornovaglia). Ucciso dal nipote Mordred e non dai Sassoni invasori, sempre secondo Goffredo di Monmouth, il corpo senza vita di Artù fu portato nell'isola di Avalon, da molti identificata con il centro di Glastonbury, all'epoca una piccola città nell'Inghilterra occidentale nota per una famosa abbazia e una collinetta sormontata da una torre. Anche se oggi Glastonbury non è un'isola, ci fu un tempo in cui, circondata com'era dalle acque del Canale di Bristol, poteva considerarsi tale. Poiché il luogo della sepoltura doveva necessariamente restare segreto per impedire che i Sassoni lo profanassero, la fantasia popolare diede corpo alla diffusissima leggenda secondo la quale Artù non era veramente morto, ma semplicemente dormiva in una grotta, pronto a ridestarsi non appena il suo popolo avesse avuto di nuovo bisogno di lui.

Nell'estate del 1113, circa vent'anni prima che Goffredo di Monmouth scrivesse la sua cronaca, un gruppo di preti francesi si presentò a Bodmin, in Cornovaglia, portandosi dietro alcune sacre reliquie. Quando uno dei locali rivelò agli ospiti che Artù non era morto ma stava semplicemente vegliando in un posto sicuro, pronto a intervenire in soccorso della sua gente, l'attendente di uno dei preti si era messo a ridere. L'affronto aveva provocato un violento contrasto di opinioni, fino al punto che un manipolo di uomini armati aveva fatto irruzione nella chiesa con l'intenzione di dare una severa lezione agli sfrontati pellegrini. La cronaca narra che solo con grande fatica si riuscì a ricomporre il dissidio. L'episodio dimostra come quella di Artù fosse già una figura leggendaria ancora prima che Goffredo desse alle stampe il suo capolavoro. Infatti, Artù viene citato numerose volte in alcuni poemi gallesi scritti circa un secolo dopo la sua scomparsa. Ma i riferimenti più importanti ci vengono da un'altra opera, una sorta di confusa collezione di materiale storico compilato da un monaco di nome Nennio, fra l'800 e l'820 d.C. Il riferimento più antico in cui Nennio menziona Artù, sono i cosiddetti Annali pasquali, ovvero le tavole delle ricorrenze della festività di Pasqua (una celebrazione che non cade in una data fissa) compilate dai solerti monaci. Il testo delle tavole copre un ampio margine di tempo. In corrispondenza dell'anno 518 si trova una notazione in latino che dice: “La battaglia di Badon nella quale Artù portò sulle spalle per tre giorni e tre notti la croce di Nostro Signore Gesù, grazie alla quale i Britanni uscirono vincitori.”
Una seconda postilla, relativa all'anno 539, segnala: “l'eccidio di Camlann, nel quale Artù e Modred morirono entrambi.”
Se diamo credito agli Annali pasquali, dopo Badon, Artù regnò dunque ancora per almeno ventuno anni.

Enrico II era un viaggiatore instancabile. Un giorno, nel corso di una spedizione in Galles, si era imbattuto in un bardo, il quale gli aveva rivelato che Artù era sepolto nelle cripte dell'abbazia di Glastonbury. Per proteggere il corpo dalle possibili vendette dei Sassoni, era stata scavata una fossa profonda quasi cinque metri. Il cantore rivelò anche l'esatta collocazione della bara, che si trovava fra "due piramidi". Il Re ne restò affascinato e contento, perché Artù era raffigurato come un grande generale, il più grande dal tempo di Giulio Cesare. Come pronipote del grande Guglielmo il Conquistatore, Enrico ben conosceva la leggenda popolare secondo la quale Artù sarebbe tornato in vita qualora la sua patria ne avesse avuto bisogno. Se fosse riuscito a trovarne la tomba e a dimostrare quindi che egli era morto per davvero, i ribelli che continuavano a fare di quella leggenda una sorta di bandiera l'avrebbero finita una volta per tutte con quella storia assurda. Così, il Re si era precipitato all'abbazia per dare la buona nuova. Stranamente, l'abate Enrico di Blois non si mostrò interessato alla vicenda. La sua abbazia, d'altra parte, era già una delle più ricche di tutto il paese e non aveva certo bisogno di altra notorietà per attirare i pellegrini. Ma di colpo, la situazione precipitò. Il 25 maggio del 1184 l'abbazia fu devastata da un terribile incendio che l'aveva quasi totalmente distrutta. Nel 1191 uno dei monaci morì esprimendo il pio desiderio di venire sepolto sotto l'edifico, in mezzo a due croci. Nel predisporre questo tumulo, furono scoperte due colonne marmoree che in qualche modo avrebbero potuto anche essere descritte come due piccole piramidi. Ai monaci vennero subito in mente le parole cantate dal bardo e già che c'erano, visto che lo scavo era ormai già iniziato, decisero di spingerlo fino ai cinque metri indicati come base della tomba di Artù. Scavando, s’imbatterono in una lastra di pietra che non persero tempo a sollevare. Nella sua parte interna scoprirono una croce di piombo che riportava un'iscrizione latina: "Qui giace sepolto il celebre re Artù, nell'isola di Avalon". Eccitati dal ritrovamento, i monaci continuarono a scavare. Finalmente, una volta raggiunta la quota indicata, i badili incontrarono qualcosa, che però non era né marmo né pietra ma legno. Si trattava di un sarcofago enorme, ricavato dal tronco scavato di una quercia. All'interno fu ritrovato il grande scheletro di un uomo, il cui cranio era segnato da profonde ferite. Un monaco che aveva intravisto una ciocca di capelli biondi e che aveva tentato di sporgersi nel sarcofago per prenderli, se li era visti svanire fra le mani e per l'emozione era caduto dentro con grande spavento. Poi si era trovato anche un secondo scheletro decisamente più minuto, immediatamente attribuito a Ginevra, la sposa di Artù. Un cronista del tempo di nome Giraldo Cambrense, testimone oculare, qualche anno dopo la riesumazione delle ossa e della croce riferisce che nell’iscrizione si citava anche la "Regina Wenneverla" (Guinevere, ovvero Ginevra). Da quel momento in avanti l'abbazia divenne il luogo turistico e di pellegrinaggio più rinomato d'Inghilterra, se non dell'intera Europa. Va da sé che l'abbazia fu ricostruita da cima a fondo in modo ancora più sfarzoso e ricco. Molti studiosi sono restii a credere a questa storiella e accusano i monaci di Glastonbury di averla inventata di sana pianta, tuttavia la cosa sembra poco plausibile. Giraldo Cambrense pare potersi definire un uomo onesto (è stato il primo a denunciare Goffredo e la sua Historia come un concentrato di fandonie) e sostiene di aver veduto con i propri occhi i due scheletri e la croce di piombo. Quest'ultimo oggetto fu conservato per molti secoli, tanto che nel 1607 William Camden, un illustre antiquario del tempo, ebbe ancora modo di trarne un disegno. Nel testo compare Arturius, antica forma in uso al tempo per indicare re Artù, che però non era mai stata usata fino a quel momento. Insomma, la confusione esiste. Tuttavia, recenti scavi effettuati nel 1963 da C.A. Radford hanno dimostrato che i monaci non mentivano quando dicevano di essersi spinti nello scavo fin oltre cinque metri. In definitiva, da tutto quello che si è detto, pare certo che re Artù (o il generale Arturius) sia esistito veramente, distinguendosi per la straordinaria bravura nel comandare e nel combattere. Questo, ovviamente, non risponde a tutti gli interrogativi, che continuano a essere molti, anche se la ricerca sta, piano piano, provando a risolverli uno dopo l'altro. Per esempio, sono molti gli studiosi che si dicono finalmente sicuri di aver identificato la posizione geografica della mitica Camelot, la meravigliosa corte di Artù. Nel 1542 uno scrittore di nome John Leland annotava che una certa collina fortificata di South Cadbury, nel Somerset, era in realtà da riconoscere come “Camallate”, un tempo famosa città o castello. Nel 1966 s’iniziò a scavare al castello di Cadbury. Sopra le rovine romane spiccavano altri importanti resti di edifici certamente in uso nel periodo arturiano da parte di qualche comandante di notevole autorità e potere. A questo punto anche l'apparentemente assurda storia sulla rocca di Tintagel narrata da Goffredo di Monmouth incomincia ad assumere un tono di maggiore credibilità. Il castello di Tintagel fu costruito nel 1140, vale a dire quando Goffredo scrisse la sua Historia. Secondo gli storici, al tempo di Artù in questa zona esisteva solo un antico monastero celtico ma, nella calda estate del 1983 un furioso incendio bruciò completamente tutta la vegetazione della piccola isola. Sono così venute alla luce le fondamenta di non meno di un centinaio di piccole costruzioni rettangolari e di un edificio, composto da una sola grande stanza, lungo circa 25 metri. Più in basso, ai piedi della collina, è emerso un piccolo porticciolo naturale e un po' ovunque nel territorio dell'isola sono venuti alla luce resti di ceramiche attribuibili ad anfore e giare, a indicare come olio e vino fossero materia di primo e forte consumo, largamente importata (la quantità di residui di tal genere trovati in questo sito archeologico superano da soli tutti gli altri mai rintracciati nel resto delle isole britanniche). Dall'altro capo dell'isolotto, di fronte a antichi tumuli sepolcrali celtico-cristiani, è venuta alla luce una roccia con un'impronta ben modellata sopra. Era usanza del tempo che i condottieri e i sovrani lasciassero questi segni del loro potere, per indicare il loro predominio sul territorio che dovevano difendere. Tutto questo induce a vedere in Tintagel la fortezza di un grande capo, qualcosa di ben di più di un semplice monastero. Pertanto, sostenere l'ipotesi che al tempo di re Artù fosse disabitata è alquanto azzardato.
Insomma, mettendo insieme tante diverse testimonianze, la realtà storica di Artù e delle sue imprese diventa poco alla volta sempre più accettabile.

lunedì 10 settembre 2012

JOHN TITOR: IL VIAGGIATORE II


Ritorniamo a parlare di John Titor: l’argomento sembrò interessare gli internauti. Esamineremo alcune delle domande, postate sul forum, a cui diede delle risposte.
Prima, fece alcune premesse:

Anche se ho delle motivazioni personali per trovarmi qui a parlare con voi, il massimo che posso sperare è che voi riconosciate la possibilità del viaggio nel tempo in quanto realtà. Siete in grado come me di cambiare la linea del vostro mondo, anche se questo mi renderà un viaggiatore del tempo assai meno interessante. Quelle che seguono sono le regole a cui devo attenermi:
  1. non rivelerò alcuna informazione la cui conoscenza possa determinare guadagni personali; vale adire niente consigli di risultati di borsa o sportivi.
  2. Non rivelerò alcuna informazione dettagliata che possa permettere a qualcuno di evitare una possibile morte (terremoti, esplosioni.)
  3. Non rivelerò alcuna informazione che possa compromettere qualsiasi futura azione da parte di singoli individui o minacciare la loro famiglia o benessere. Non rivelerò nomi associati a singoli individui.
Il paradosso del nonno è impossibile. Di fatto qualunque paradosso è impossibile. La teoria di Everett Graham o del mondo multiplo è corretta. Tutti i possibili eventi, possibilità, esiti e stati quantici sono reali, definitivi e accadono. Le possibilità che qualcosa accada in qualche luogo e in qualche tempo nel Super verso sono pari al 100%.
Dalla prospettiva di un viaggiatore del tempo, le differenze delle linee del Mondo si misurano in termini di percentuale di deviazione, più elevata è la percentuale, più “dissimile” la vostra linea del mondo di destinazione apparirà rispetto a quella originaria.






Queste, le domande.
Che ricordi ha del 2036?

Nel 2036 io vivo con la mia famiglia nella Florida centrale e sono attualmente di stanza presso una base militare a Tampa.
Una guerra mondiale scoppiata nel 2015 ha ucciso circa tre miliardi di persone e i sopravvissuti sono cresciuti a stretto contatto tra di loro. La vita è incentrata sulla famiglia e quindi sulla comunità: non riesco ad immaginare di vivere nemmeno a poche ore di distanza dai miei genitori.
Non esiste nessun grande complesso industriale che produce grossi quantitativi di cibo e articoli ricreativi inutili. Mentre i prodotti destinati all’alimentazione vengono coltivati e venduti a livello locale. Le persone dedicano molto più tempo alla lettura e alla conversazione personale. La religione viene presa sul serio e tutti sono capaci di fare i conti a mente.
Nel corso della mia esistenza la vita è cambiata cosi tanto che è difficile stabilire con precisione cosa sia una giornata normale.
A tredici anni ero già un soldato, da adolescente ho aiutato mio padre nel settore trasporti, a trentun anni sono andato in college e poco dopo sono stato reclutato per viaggiare nel tempo.
Nel 2004/05 negli U.S.A. inizierà una guerra civile e fra picchi e momenti di calma, questo conflitto si protrarrà per dieci anni.
Nel 2015 la Russia sferrerà un attacco nucleare contro le principali città statunitensi, cinesi ed europee. Gli Stati Uniti contrattaccheranno. Le città statunitensi verranno distrutte assieme all’A.F.E. (Impero Federale Americano), quindi noi vinceremo in patria.
Anche la Cina e l’Unione Europea verranno distrutte. Ora la Russia è il nostro maggiore partner commerciale e la nostra capitale è stata trasferita a Omaha in Nebraska.
Una delle principali ragioni per cui la produzione alimentare è improntata a livello locale è determinata dal fatto che l’ambiente soffre di malanni e radiazioni; stiamo procedendo a grandi passi per ripristinarne un buono stato.
L’acqua si raccoglie a livello comunitario e consumiamo carne di animali da noi stessi allevati.
Al termine della guerra le nuove comunità si sono raggruppate attorno alle attuali università, ovvero dove c’erano le biblioteche. Io ho frequentato la scuola di Fort UF, attualmente denominata università della Florida. Non è cambiato molto, salvo che l’aspetto militare occupa gran parte della nostra vita e che trascorriamo molto tempo nei campi e nelle fattorie.
Dopo la guerra la costituzione è stata cambiata. Abbiamo cinque Presidenti che vengono eletti e sostituiti secondo periodi di diversa durata; il Vicepresidente è il Presidente del Senato e viene votato in separata sede.



"Già dalle prime righe, s’intuisce che sembra impossibile ritornare al passato seguendo la propria linea temporale. La deviazione pare obbligata: non si ritorna al mondo del proprio passato ma, in un mondo parallelo. Questo spiegherebbe, tra l’altro, perché la guerra civile, qui, non sia mai iniziata."


A quale scopo si utilizza il viaggio nel tempo?

Attualmente viene utilizzato per ottenere informazioni o articoli che potrebbero risultare utili nel ripristinare condizioni di normalità nel mondo post-terza guerra mondiale.
Nella mia linea del mondo la vita non è agevole. Abbiamo un pianeta che sta recuperando dopo anni di guerra, avvelenamento, distruzione e odio. Tutto questo grazie alle idee e alle azioni di persone che proprio ora vivono in questo vostro stesso mondo, preoccupati da quali azioni acquistare o se uno straniero stia loro mentendo o no in internet.
Sono convinto che le privazioni e le sfide sviluppino il carattere e il senso della comunità. La mia prima esperienza bellica è capitata quando tredicenne sono entrato a far parte di un reparto fucilieri in fanteria; nei quattro anni cui ho prestato servizio come ribelle, ho visto centinaia di persone morire sotto colpi da arma da fuoco, bruciate e dissanguate. So esattamente dove mi trovavo e conosco ogni dettaglio del preciso istante in cui le prime testate nucleari iniziarono a cadere a Jacksonville. Conosco il dolore e il rammarico di non aver agito abbastanza in fretta da godere delle gioie di una relazione sentimentale, mentre la persona amata muore di cancro al cervello in seguito a una guerra che non ha portato alcun guadagno.
Come potete criticarmi per qualsiasi conflitto si scatena tra voi?
Osservo ogni giorno quello che state facendo come società, mentre ve ne state seduti a contemplare la vostra costituzione che vi viene strappata via, consumate intenzionalmente cibo avvelenato, acquistate prodotti industriali di cui nessuno ha bisogno e distogliete con indifferenza lo sguardo da milioni di persone che soffrono e muoiono intorno a voi. É questa la legge universale cui aderite?
Forse dovrei rivelarvi un piccolo segreto. Nel futuro non piacete a nessuno, Questa epoca è considerata piena di pigri ed egoisti, di pecoroni civicamente ignoranti; forse dovreste preoccuparvi meno di me, ma più di tale aspetto.
Immaginate di essere degli Ebrei e di poter viaggiare a ritroso nel tempo nella Germania del 1935; intorno a voi ci sono schemi di pensiero e azioni che, in una manciata di anni, provocheranno un’immensa quantità di danni morte e distruzione. Avete il vantaggio di sapere cosa avverrà, ma nessuno vi darà retta, in realtà pensano che siate pazzi e che le situazioni che descrivete non potrebbero mai verificarsi.
Quello che io provo non è rabbia, è la tristezza che voi non riusciate a vedere quello che vedo io.

Quale evento ha scatenato la guerra? Può essere fermata?

La guerra è il risultato di politiche errate e della disperazione della leadership statunitense durante la guerra civile. Si presumo che potreste fermarla.

Nella guerra sono state impiegate armi chimiche o biologiche? Sono state alcune delle armi a influire sulla mente delle persone?

Si sono state usate armi chimiche e biologiche, nessuna arma di controllo mentale, tuttavia esistono nuovi sistemi d’arma non letali che risultano essere piuttosto letali.

Nel 2011 esiste una qualche sorta di governo globale?

Nella mia linea di mondo nel 2011 gli Stati Uniti si trovano nel bel mezzo di una guerra civile che determina effetti drammatici sulla maggior parte dei governi occidentali.

Penso che sia ancora molto probabile che la Russia attacchi gli Stati Uniti con armi nucleari; è arduo immaginare di essere qui ad assistervi.

Lei ha fondamentalmente ragione, tuttavia desidero aggiungere un particolare spunto al suo pensiero. Il nemico della Russia all’interno degli U.S.A. non è lei cittadino medio; il nemico è il Governo degli U.S.A.

Gli attuali rapporti fra Arabi ed Ebrei hanno qualcosa a che vedere con la guerra in arrivo?

I veri scompigli negli eventi a livello mondiale iniziano con la destabilizzazione dell’occidente, derivante dal degrado della solidità e della politica estera degli Stati Uniti. Questo aspetto diverrà evidente nel 2004, quando a ridosso delle elezioni presidenziali, maturerà una certa inquietudine civile. La popolazione ebrea di Israele non sarà impegnata in una guerra offensiva, bensì in una strenua difesa. Il tentennamento del sostegno occidentale ad Israele fornirà ai paesi vicini la fiducia nell’attacco; ultima risorsa di Israele sulla difensiva e dei suoi aggressori Arabi sarà l’impiego di armi di distruzione di massa.
Nel grande schema degli eventi la guerra in medio oriente è parte di quello che accadrà, non la causa.



Nell’anno 2012 accadrà qualcosa? Ho sentito voci e racconti sulla fine del mondo.

In quell’anno avevo quattordici anni e trascorrevo gran parte del mio tempo spostandomi velocemente e nascondendomi nei boschi e nei fiumi della Florida centrale. La guerra civile era al suo settimo anno e la guerra mondiale sarebbe scoppiata di lì a tre anni.
Sì, nel 2012 accadono eventi insoliti ma, questi non provocheranno la fine del mondo.
Malauguratamente ho deciso di non parlare di eventi sui quali io o lei possiamo intervenire, è importante che restino inattesi. Lei è forse a conoscenza della vicenda degli Egiziani nel mar rosso?


Perché e in che modo Arabi ed Ebrei rimangono "impergolati" nella guerra civile statunitense?

Non vi rimangono direttamente coinvolti, tuttavia le varie situazioni politiche dipendono dalla stabilità dell’occidente, che collasserà nel 2005.

I paesi arabi sembrano disporre di armi di distruzione di massa, le useranno contro gli Stati Uniti?

Non contro gli Stati Uniti: saranno usate uno contro l’altro…

Dov’è la nuova capitale degli Usa?

Omaha in Nebraska. Dopo la guerra gli Usa si sono suddivisi in cinque regioni distinte in base ai vari fattori e obbiettivi militari che ciascuna di esse aveva. C’era un forte senso di collera nei confronti del Governo Federale e una riedizione dei diritti dei singoli stati stava assumendo un’estrema importanza. Ad ogni modo, nel tentativo di creare una forma economica di governo, all’epoca, i leader politici militari decisero di indire un congresso costituzionale allo scopo di manifestare una coesione psicologica derivante dal vecchio sistema mondiale. Nel corso del congresso i leader scoprirono e decisero che giungere a una nuova e migliore forma di governo era impossibile. Il problema non era costituito dalla Costituzione originaria in se, bensì dall’ignoranza delle persone che vivevano secondo i suoi dettami. L’anno 2008 segna il periodo in cui tutti comprenderanno che il mondo in cui pensavano di vivere era finito.
La guerra civile negli U.S.A. comincerà nel 2004/5 e la descriverei come caratterizzata dal verificarsi di un evento tipo Waco (forse, c’è un riferimento al massacro di Waco del 1993); ogni mese, di volta in volta peggiore. Entro il 2012 questo conflitto affliggerà tutti e terminerà con una brevissima terza guerra.


Può raccontarci qualcosa del suo passato?

Sono nato nel 1998, quindi condivido con tutti voi alcuni ricordi d’infanzia. Ricordo di aver visitato Disney word a Natale e di essere andato sulla spiaggia di Daytona. Quando il “conflitto” civile iniziò e man a mano peggiorò, la gente in generale decise di restare nelle città e cosi perdere gran parte dei propri diritti civili in cambio di sicurezza, oppure andarsene dai centri urbani, verso aree rurali più isolate.
Una volta la nostra casa fu perquisita e il vicino dall’altra parte della strada fu arrestato per qualche oscura ragione; questo evento costrinse mio padre ad abbandonare la città.
Viviamo lontani dalla città da quando avevo otto anni e fino ai dodici trascorremmo la maggior parte del tempo in una comunità agricola insieme ad altre famiglie, evitando scontri con la polizia federale e la Guardia Nazionale.
All’epoca era ormai chiaro che non saremmo mai più tornati nella situazione precedente e che la divisione fra città e campagna era ben definita. Mio padre si guadagnava da vivere assemblando sistemi elettrici a 12 volt e vendendo prodotti di prima necessità su e giù lungo la costa della Florida. Io lo aiutavo.
I combattimenti erano eventi ormai comuni e io, nel 2011, entrai a far parte del reparto di fucilieri della fanteria; prestai servizio per quattro anni nel Fighting Diamondbacks. La guerra civile termino nel 2015 quando la Russia attaccò le città statunitensi (il nostro nemico), la Cina e l’Europa; per quanto insolita e negativa possa sembrare la mia gioventù, non la cambierei per niente al mondo.
Nel 2036, l’Africa non è un bel posto dove stare, per quanto direi che si stia riprendendo. Russia e Cina hanno sempre avuto un rapporto strano. Anche i notiziari che seguo attualmente indicano  costanti vendite di armi agli alleati. Scontri di confine e la sovrappopolazione porteranno nuovi conflitti. L’Occidente diverrà molto instabile, il che indurrà la Cina a espandersi. Presumo che voi sappiate alla perfezione che attualmente la Cina dispone di milioni di soldati maschi che sanno che non troveranno mai moglie. L’attacco contro l’Europa sarà la reazione a un esercito Europeo ormai unificato che si ammasserà e si sposterà verso est partendo dalla Germania. Inoltre vi prego di tener presente che dal mio punto di vista la Russia ha attaccato il mio nemico presidente, nelle città statunitensi. Sì gli U.S.A. contrattaccheranno.
L’Australia presenta un certo interesse riguardo a quello che non si sa. Dopo la guerra gli australiani non sono stati particolarmente collaborativi o ben disposti (in realtà non mi sento di biasimarli). Si sa che hanno respinto un’invasione cinese e che la maggior parte delle loro città è stata colpita. Intrattengono relazioni commerciali con gli U.S.A., tuttavia, li definirei solitari e appartati.
Il “nemico” attaccato dalla Russia in territorio statunitense erano le forze del vostro attuale Governo. La guerra ha avuto profonde ripercussioni sulle persone e sui loro rapporti interpersonali. Nel 2036 quasi tutti, come singoli individui, hanno una notevole famigliarità con la morte e tutti noi abbiamo visto persone amate morire a causa di malattie, azioni belliche o atti disumani. Molti di noi hanno preso parte a iniziative volte a rendere la pariglia alla parte avversa. Di conseguenza siamo diventati assai più compassionevoli nei confronti di coloro che amiamo, ma molto meno ben disposti a perdonare chi non fa la sua parte. Nella nostra comunità accettiamo in misura maggiore le differenze degli altri perché dipendiamo da loro per la nostra sopravvivenza. Siamo inoltre più attenti a preservare le nostre risorse benché più vicini a Dio, in quanto per un certo periodo la vita sulla terra è stata un Inferno.
L’altra differenza riguarda la concezione del bene e il male. Da mondi multipli derivano decisioni ed esiti multipli. A ogni buona azione, corrisponde una possibile analoga azione cattiva in un’altra linea di mondo; questo aspetto, portato alle sue estreme conseguenze, deve significare che agli occhi di Dio nel Superverso, che si equilibra all’infinito, non esistono il bene assoluto e il male assoluto. Sono convinto che noi veniamo giudicati in base alle decisioni che prendiamo come individui, e il bene/male che percepisco nella mia linea di mondo è un’illusione che per Dio non riveste alcuna importanza, è la mia reazione ad esso che per Dio è importante. Sebbene ciò possa sembrare crudele, questo mi permette di vedere aldilà delle azioni malvagie che le persone commettono e di riconoscere il nucleo di potenziale bontà in esse racchiuso.


"Quest’ultimo paragrafo introduce una teoria interessante che porta a una severa riflessione. Quante volte, nella vita, ci siamo trovati a un bivio. Quante volte abbiamo dovuto decidere se fare o meno una certa cosa, quante volte ci siamo poi accorti di aver fatto la scelta sbagliata. E se con quella scelta, magari senza neanche saperlo, avessimo fatto del male a qualcuno? Se è così, da qualche parte nel Superverso, un altro “noi” ha fatto la scelta giusta compensando il nostro errore: il bene e il male sono solo un’illusione. Dio non ci giudica solo per quel che facciamo in questo mondo."
Quale paese avrà la peggio nella guerra?

Ribadisco che tutto il mondo ne subirà le conseguenze. Anche se non vi arriverà una bomba dritta sulla testa, i raccolti che deperiscono e la mancanza d’acqua possono rovinarvi l’esistenza.
Cosa accade esattamente all’acqua?

Le radiazioni l’hanno contaminata, tuttavia la si può sempre distillare, vi sono rischi biologici per i quali non è possibile. Inoltre è arduo procurarsi acqua dolce senza prima parlare a qualcuno con un’arma in mano.
 



"Questa risposta appare errata e confusa: sembra suggerire di distillare l’acqua per decontaminarla dalle radiazioni, mentre sconsiglia di farlo per evitare il rischio biologico."
Sarete in grado di identificare il nemico prontamente?

Saranno quelli che arresteranno e tratteranno le persone senza debito processo.

Durante la guerra quale sarà la principale causa di morte?

Secondo il seguente ordine: fame, malattie, ferite d’arma da fuoco, radiazioni.

Sembra che nel futuro la guerra nucleare non sarà la principale forma delle operazioni belliche.

La guerra nucleare avrà una notevole efficacia nella distruzione dell’economia del nemico e della sua volontà di combattere.

John, lei afferma che nel 2036 una delle cose più difficili da fare sarà trovare acqua pulita e inoltre, che vi fidate esclusivamente degli alimenti da voi prodotti. Ciò ha a che fare con le sue esperienze di guerra biologica?

Sì e no, Sì nel senso che la guerra e gli incidenti biologici determineranno una rilevante serie di problemi, tuttavia la mancanza di un’infrastruttura funzionante, impedisce la prosecuzione della catena alimentare da cui voi dipendete attualmente.
Dovete comprendere che la ragione per cui le persone combattono, è più importante degli strumenti per cui lo fanno. Il conflitto non ha riguardato la conquista o la perdita di un territorio, bensì ordine e diritti. Scommettevano che gli individui preferissero la sicurezza alla libertà, e si sono sbagliati.