Cerca nel blog

domenica 5 giugno 2011

SIDURI


 


Siduri è la protagonista del racconto omonimo inserito nell'antologia "PAESAGGI LETTERARI" pubblicata da Historica. Nella mitologia sumerica Siduri era "la fanciulla che fa il vino": sorta di locandiera mistica che somministrava all'eroe di passaggio una bevanda, il vino appunto, che ancor oggi rientra nei riti più sacri. Il nome doveva essere molto diffuso se, com’è probabile, i Sumeri adottavano, i nomi dei loro idoli così come facciamo anche noi oggi, quando, battezzando i nostri figli gli diamo i nomi dei santi e dei personaggi famosi. Quindi, la Siduri di cui narra un intero capitolo del romanzo "Il signore delle aquile" non ha nulla a che fare con la locandiera del poema di Gilgamesh. Voglio far presente che "Il signore delle aquile" non è un romanzo del genere fantasy, come potrebbe far supporre il nome, non è neanche un romanzo puramente storico poiché ho voluto inserirvi degli elementi leggendari. E’ la saga di Odakon; ambientata in un’epoca remota, in cui l’umanità usciva faticosamente dall’età della pietra per entrare a pieno titolo in quella del bronzo.



Mi accorsi subito che potevo separare questo capitolo dal resto del libro per dar vita a un racconto. Operazione non sempre facile ma, in questo caso, molto ben riuscita. Sì, perché non vi ho proposto la banalità del “romanzo diffuso”, Siduri non è una “puntata” del Signore delle aquile; è un racconto vero, dotato di un proprio corpo. Vi si narra la storia, tragica, di una ragazza che ha ricevuto un dono dal cielo: la bellezza. E di come questo dono la conduca, non certo per colpa sua, a una condizione di schiavitù. Non ci sono allegorie, niente a che vedere con moderne storie di “veline” o di modelle anoressiche, anche se, ne sono convinto, pure in questo caso c’è una forma di schiavitù, se non proprio coattiva, almeno mentale. Tuttavia, Siduri ci appare come una donna moderna in quanto non risponde appieno ai canoni della sua epoca. Non è una donna ubbidiente e sottomessa, una donna che accetta e sopporta tutto solo perché è donna. Siduri ha ambizioni, Siduri si ribella, Siduri agisce. Infatti, è lei che, contravvenendo agli usi del tempo, va a chiedere aiuto al valoroso Khubaba. Siduri non si sottomette: anche da schiava conserverà sempre uno spirito libero, scevro da ogni rassegnazione. Magari non è una donna colta ma è intelligente, anzi, più che intelligente è astuta: opta delle scelte precise e oculate. Riuscirà a sfuggire alle brame di Shamash, il suo padrone, sfruttando a suo vantaggio la gelosia della moglie. Anzi, sarà proprio quest’ultima che, per allontanarla dalla sua casa, la manderà, come serva, al seguito di Odakon; concedendogli proprio ciò che lei voleva più d’ogni altra cosa. Ma questa, è un’altra storia.